LE AMMINISTRATIVE

Battipaglia, Francese blinda Catarozzo e Giugliano

Totogiunta, due riconferme: Mirra papabile vice, in pole Falcone e Casillo. Aula a Cappelli. Motta: «Visconti preda di listifici»

BATTIPAGLIA - La sindaca-bis ricomincia da... due. Nel groviglio di nomi, più o meno sussurrati, del toto-giunta “made in Battipaglia”, infarcito di miriadi di “se” e “forse”, all’indomani della rielezione Cecilia Francese ha soltanto due certezze: si chiamano Maria Gabriella Catarozzo , assessore al Bilancio da cinque anni (e, probabilmente, per un altro lustro), unica superstite della giunta nominata dall’endocrinologa dopo il primo trionfo elettorale, e Francesca Giugliano , delegata alle Politiche sociali da poco più d’un anno, ritenuta inamovibile al tempo dei primi vagiti del neonato Piano di Zona con Battipaglia capofila. La sindaca-bis si riaffida alle fedelissime “quote rosa”. Dopo la grande festa di lunedì sera: prima un brindisi all’interno d’una nota pizzeria del centro insieme ad alcuni dei suoi candidati e supporter; poi, nel salone del Castelluccio, la cena organizzata dal proprietario della fortezza, Francesco Santese (il figlio, Renato , è il coordinatore della Lega), alla presenza, tra gli altri, di padre Ezio Miceli . E lo spettacolo pirotecnico. «Dopo faccio il giro degli uffici»: lunedì pomeriggio, la Francese lo aveva promesso. Lo ha fatto ieri. Poi un pomeriggio di relax.

Da oggi il nodo dei cinque posti vacanti in giunta, da districare in sette giorni. A partire dal prestigioso incarico di vicesindaco: da “Battipaglia 20/21”, lista promossa dall’ex sindaco Giovanni Santomauro , dovrebbe arrivare la proposta d’investitura per Egidio Mirra , uscente capogruppo consiliare del Pd. Alla Francese, però, piacerebbe attingere da quel gruppo pure per l’assessorato all’Ambiente, da affidare a Massimiliano Casillo , ch’ebbe quelle deleghe proprio con Santomauro. Si dovrà valutare se la compresenza dei due squilibri o meno una giunta che la sindaca, però, (forte del suo 66%) vuole varare in autonomia.

E potrebbe pescare in consiglio comunale per i Lavori pubblici, da affidare all’uscente presidente del parlamentino, Franco Falcone , che riavrebbe le deleghe del Fernando Zara- bis. E farebbe posto in aula all’ex assessore Francesca Napoli , che altrimenti la sindaca potrebbe provare a riportare proprio in giunta (con delega al Commercio). Per le Partecipate piace l’ebolitano Antonio Vecchio , ma è difficile che accetti: cinque anni fa declinò. Per l’Urbanistica è caccia ad un amministrativista, mentre per il Contenzioso è finita l’era dell’uscente Stefano Romano : non è sgradito il profilo di Carmine Bucciarelli , ma si teme possa dar l’idea d’un accordo con un altro candidato sindaco. Il presidente del consiglio comunale dovrebbe essere Angelo Cappelli , mister preferenze della coalizione. Per la giunta scalpitano pure i non eletti Enrico Tucci , Romeo Leo (vorrebbe l’Agricoltura) e il giovane Lorenzo Forlano . Dall’altra parte, Visconti stasera vedrà i consiglieri eletti: prima riunione d’opposizione. Sabato la proclamazione degli eletti.

Intanto rompe il silenzio il “grande assente”: «Non ero candidato - tuona Gerardo Motta ma sui social si sono ugualmente divertiti a parlare d’un accordo tra me, Santomauro e Francese ». L’imprenditore tuona: «Io non voglio alcuna poltrona: quelle ce le ho in ufficio, per stare più comodo. Se avessi cercato qualcosa di simile, mi sarei candidato e avrei preso i voti, come ho sempre fatto, e lo si ricordi al centrodestra! Ho votato e fatto votare Bucciarelli, un amico, nostro avvocato da oltre 35 anni». E al ballottaggio? «Bucciarelli ha fatto una riunione con la lista che l’ha appoggiato e s’è ravvisato che il suo programma e quello della Francese in alcuni punti sono uguali». E si tira fuori: «Io cosa c’entro? Ho deciso di votare Francese al ballottaggio, il male minore». Visconti? «Persona perbene, ha pagato conti che non erano i suoi, ma dei suoi listifici ». Il futuro? «Quando qualcuno si deciderà di fare politica vera sul territorio, io ci sarò. Ora, però, politica non ce n’è. Quindi lasciatemi in pace».

(ca.la.)