DENUNCIA INFONDATA

Battipaglia, due anni da incubo: ingegnere assolto

Il professionista era accusato dalla compagna di violenza oltre che di sottrazione della figlia. Per il giudice era tutto falso

BATTIPAGLIA - Due anni sulla graticola per un’indagine partita da accuse infondate. Termina con l’assoluzione di un ingegnere, da parte del Gup Carla Di Filippo , la vicenda di un noto professionista accusato dalla sua convivente di violenza e maltrattatamenti oltre che di averle sottratto la figlia. Il burrascoso rapporto tra i due (lei, nota commerciante di Battipaglia) madre di diverse figlie femmine, ha avuto un epilogo che pochi si attendevano. Per l’uomo, che ha dovuto difendersi dalle accuse della sua ex compagna, torna il sereno. La vicenda era approdata in procura a Salerno nel 2018, dopo l’ennesimo episodio che aveva destato rumore e scalpore. I due avevano avuto una violenta lite a seguito della quale l’ingegnere aveva preferito allontanare le bambine per evitare che assistessero ad altre scenate. L’uomo aveva affidato la propria figlioletta alla sorella e le altre ai rispettivi padri che le stesse bambine avevano chiamato per allontanarsi dall’abitazione dove il clima era diventato “litigioso”.

La figlia più piccola aveva trovato tranquillità dalla zia e durante l’indagine si era scoperto che la madre non aveva provato a vederla dopo l’accesa discussione con il compagno. Secondo la denuncia della commerciante, invece, l’ingegnere avrebbe usato violenza e le avrebbe sottratto la bambina impedendole di vederla. Da qui, la denuncia. Ma i successivi accertamenti della polizia giudiziaria, nonché l’ascolto dei testimoni, avevano fatto emergere un quadro del tutto diverso da quanto raccontato dalla signora. La donna, infatti, aveva smesso di prendere dei medicinali che l’aiutavano a mantenere l’equilibrio psichico e tutti i testi convocati avevano, uno alla volta, smentito la sua versione dei fatti. Secondo la sua versione sarebbe stato il compagno a costringerla a prendere gli psicofarmaci, ma la psicologa che l’aveva in cura testimoniò che invece a chiedere di seguirla era stato il suo stesso padre.

I testi chiamati in causa dalla donna, invece di confermare la sua versione di violenze e maltrattamenti, avevano riferito di un rapporto molto conflittuale ma nessuno aveva potuto confermare le accuse di violenza nei confronti dell’ingegnere. Né vi erano referti medici che testimoniassero episodi gravi nei confronti della donna. Al contrario l’accusato era riuscito a produrre sia certificati medici che foto che dimostravano chi era lui la vittima all’interno del burrascoso rapporto. Così, alla luce delle testimonianze raccolte e della mancanza di riscontri probatori a favore della donna, il giudice ha deciso per l’assoluzione, affidando all’ingegnere la custodia della bambina.

Stefania Battista