IL CASO

Battipaglia, Del Mese: «Ambulatori ko: ospedale senz’anima»

Lettera-denuncia dell’ex manager: servizi al palo

BATTIPAGLIA - C’era una volta il “Santa Maria della Speranza”. Era prima degli ambulatori chiusi, dei fondi perduti, dei lavori al palo e delle apparecchiature fuori uso. Prima che l’ospedale di Battipaglia «rimanesse senz’anima». È il tenore d’una lettera “denuncia” vergata da una firma illustre agli occhi del personale di via Fiorignano: è quella di Paolo Del Mese , classe 1946, un pezzo di storia di quella Democrazia cristiana, rappresentata alla Camera dei deputati dal 1983 al 1993, prima d’una breve parentesi, tra il 2006 e il 2008, nelle fila dell’Udeur. E potente manager sanitario, che nel 1980 tenne a battesimo il “Santa Maria della Speranza”.

E lo guidò per tre lustri, fino al 1995. Venticinque anni prima della disfatta, a quel che si legge nella missiva che venerdì è finita sulla scrivania di Mario Iervolino , direttore generale dell’Asl. «Ti scrivo - è l’incipit - quale ex direttore amministrativo del presidio ospedaliero di Battipaglia e cittadino di questa provincia ». L’ex sottosegretario, prima per il Commercio con l’Estero, poi per le Partecipazioni statali, parla di «dispiacere» e «rabbia» nell’«osservare in che stato di abbandono e di degrado versa il presidio ospedaliero di Battipaglia. Il politico e manager pontecagnanese, uomo fidato dell’ex premier Giulio Andreotti , leva lo scudo a difesa del suo “Santa Maria della Speranza”: «È inconcepibile che, ad oggi, nonostante presso altre strutture ospedaliere siano state riattivate le attività ambulatoriali, la stessa cosa ancora non accade nei presidi ospedalieri di Eboli e Battipaglia, con il conseguente disagio all’utenza».

A via Fiorignano, infatti, e pure al “Maria Santissima Addolorata” di Eboli, nel Dea diretto da Mario Minervini , molti ambulatori stentano a ripartire. E nella black-list dell’ex manager ci finisce pure «il mancato funzionamento della Medicina Nucleare»: la vecchia gamma camera, il macchinario delle scintifigrafie, è guasta da tre anni, e la nuova apparecchiatura, che costa 200mila euro, ad oggi è ancora un miraggio. E poi «i lavori di ristrutturazione del Laboratorio d’Analisi», al palo da 12 mesi, e «il mancato utilizzo d’un finanziamento a fondo perduto per l’installazione d’una risonanza magnetica», un tesoretto che Del Mese ottenne ai tempi della lira e che, negli anni successivi, non è mai stato utilizzato. Ed è tornato tristemente indietro. Sullo sfondo l’eterna querelle dei presìdi della Piana: «Il punto non consiste nell’assurda e superata dicotomia tra gli ospedali di Eboli e Battipaglia, ma nella necessità di determinare le effettive funzioni dei due nosocomi, già indicate nel Piano ospedaliero regionale e mai attuate».

Linee guida annegate in un mare d’inchiostro. E così il “Santa Maria” ha perduto pure la speranza: «Un presidio senz’anima, dove esiste solo la dedizione del personale, che, con notevoli sacrifici, cerca di assicurare la necessaria assistenza». Lontano dal sovvenire dei primi anni, quando, «sin dalla sua apertura, concomitante con il disastroso terremoto che investì le nostre zone, l’ospedale appena aperto fronteggiò in maniera egregia l’emergenza». Ai tempi d’una nuova emergenza, di quegli anni rimane il ricordo sbiadito, tra le mura d’una struttura dal «ruolo sempre più ridimensionato, non tanto per l’adozione di provvedimenti che, benché emanati, non hanno trovato pratica attuazione, ma per il totale disinteresse delle competenti istituzioni». Di qui l’appello a Iervolino: «È tempo di reagire. Conosco la tua sensibilità e capacità professionale, alla quale mi rivolgo per porre fine a questo stato di cose in un periodo in cui è precipuo compito garantire al Paese un efficiente servizio sanitario». Pure nell’ospedale che ha perduto l’anima. E la speranza.