Battipaglia, è stata riaperta l’unità neonatale

La terapia intensiva era chiusa da due mesi dopo una epidemia che aveva colpito dodici bambini

BATTIPAGLIA. «Le condizioni di sicurezza della terapia intensiva neonatale e della pediatria del plesso ospedaliero di Battipaglia sono in piena rispondenza agli standard previsti dalla normativa». Così il direttore sanitario del presidio ospedaliero, Tommaso Di Napoli, che – in una nota – ha comunica che dalle ore 14 di sabato è ripresa «l’attività di ricovero, con regolare ammissione dei pazienti, nella terapia intensiva neonatale dell’ospedale di battipaglia», dopo la sospensione dovuta a un caso di epidemia che da gennaio a maggio aveva colpito dodici neonati. Da allora il reparto era stato chiuso. «La riapertura – dice ancora il direttore sanitario – contribuisce in maniera determinante alla soluzione della attuale emergenza sanitaria relativa alla ridotta disponibilità di posti letto di terapia intensiva neonatale in regione, aggravata nelle ultime ore dalla momentanea sospensione dei ricoveri in altri presidi».

Un’epidemia, si è appreso solo nei giorni scorsi, che era stata causata dalla «diffusa contaminazione ambientale» e dalle «carenze strutturali, tecnologiche e organizzative» riscontrate all'interno dello struttura. Le analisi avevano consentito di isolare il batterio anche nel latte utilizzato per alimentare gli infanti. A rivelarlo fu la relazione conclusiva sull’indagine effettuata dalla struttura complessa di epidemiologia, a firma del direttore Maria Grazia Panico datata 13 luglio, inviata ai vertici della struttura ospedaliera.

Gli ultimi casi si verificarono nel maggio scorso, quando si decise di avviare una serie di interventi per «rilevare una eventuale sorgente ambientale e interrompere la trasmissione dell'infezione». Da quel momento la terapia intensiva neonatale è stata chiusa e i baby pazienti trasferiti, laddove possibile, al “Ruggi” di Salerno.

I dodici casi sott'esame - ricoverati nell'unità intensiva neonatale, quasi tutti nati prematuri - sono risultati infetti da enterocolite necrotizzante (detta Nec in campo medico), una patologia che colpisce i neonati, la cui tipica manifestazione è la necrosi intestinale e che ha un alto tasso di mortalità che arriva anche al 50 per cento. L’epidemia di Nec è stata causata da un ceppo di Klebsiella pneumoniae. Il report dell’Asl, ha accertato che questo batterio, oltre che nei neonati, è stato isolato «anche dalla colture ambientali e da una confezione di latte già parzialmente utilizzata».