Lo stretto legame tra la cosca calabrese e gli uomini del diano

Battesimi, matrimoni e cocaina “Comparaggio” tra Muto e Gallo

SALA CONSILINA. La cosca del “re del pesce” era di casa nel Vallo di Diano. Fin dagli inizi degli anni Novanta quando il boss Franco Muto giunse a Sala Consilina al soggiorno obbligato. Da allora...

SALA CONSILINA. La cosca del “re del pesce” era di casa nel Vallo di Diano. Fin dagli inizi degli anni Novanta quando il boss Franco Muto giunse a Sala Consilina al soggiorno obbligato. Da allora iniziano le frequentazioni con Vito Gallo, arrestato martedì insieme al figlio Cono e ad altre due persone di Sala Consilina, Enzo Casale e Fabrizio Vitale. Dopo qualche mese dall’arrivo a Sala Consilina di Franco Muto, inizia a frequentare il Vallo di Diano anche il figlio Luigi. Il Gip nella parte dell’ordinanza dedicata alla presenza del clan nel Vallo di Diano, fa riferimento anche ai rapporti di “comparaggio” che si vengono a creare per rendere ancora più forte il legame.

Battesimi, matrimoni e funerali. In particolare si fa riferimento al rapporto di comparaggio tra Vito Gallo e un fiduciario del clan che battezza il figlio primogenito di Gallo. A testimonianza del rapporto stretto con il clan c’è anche la partecipazione al matrimonio di Luigi Muto e al funerale di uno dei fiduciari del clan. Il legame con la cosca con il passare degli anni diventa sempre più forte tant’è che a un certo punto, alla metà degli anni Novanta viene scarcerato Pietro Valente, anche lui arrestato l’altro ieri nell’operazione Frontiera: questi è il referente per la Calabria dell’organizzazione di narcotraffico che all’epoca era gestita direttamente da Vito Gallo (per la quale nel 2003 è stato condannato con sentenza passata in giudicato a otto anni e sei mesi di reclusione). Sempre nella seconda metà degli anni novanta il clan Muto grazie alla notevole disponibilità di denaro finanziava sempre nel Diano le attività di usura praticate a diversi imprenditori in particolar modo di Sala Consilina.

Il business della droga. Gli anni Novanta segnano anche il cambio di gestione dell’attività legata al narcotraffico. Infatti Vito Gallo, come riporta il gip nel provvedimento cautelare, inizierà a spendere il nome dei Muto nell’attività di spaccio delle sostanze stupefacenti. Attività che con il passare degli anni ha ricoperto tutti i settori a partire dall’importazione fino al trasporto e alla cessione. In particolar modo sul mercato valdianese veniva immessa cocaina, marijuana ed eroina. Vito Gallo è entrato a far parte di una vera e propria organizzazione gerarchica in cima alla quale, con il ruolo di dirigenti c’erano Guido Maccari, Franco Cipolla ed Emilio Iacovo che tenevano rapporti con i narcos che fornivano la droga. Un gradino più in basso c’era Gallo, che insieme ad altre tre componenti dell’organizzazione aveva il ruolo di organizzatore. Gallo in particolare collaborava nel tenere i rapporti con chi cedeva gli stupefacenti. Si occupava inoltre anche della selezione dei fornitori e aveva il compito di allacciare rapporti volti a procurare dei nuovi canali di rifornimento di droga.

Inoltre aveva organizzato una propria rete di pusher per l’area del Vallo di Diano che lui stesso provvedeva a rifornire della sostanza stupefacente da spacciare. Infine nella scala gerarchica sul gradino più basso ci sono Cono Gallo ed Enzo Casale: entrambi sono alla dipendenze di Vito Gallo, loro due si rifornivano di droga a Cetraro e avevano il compito di occuparsi dell’attività di spaccio al dettaglio nei comuni del Diano.

Nelle oltre 300 pagine dell’ordinanza sono riportate numerose intercettazioni telefoniche e ambientali dalle quali si evince come gli uomini dell’organizzazione valdianese per evitare di essere scoperti, usavano utenze telefoniche dedicate, ossia destinate ad essere usate soltanto tra due persone, inoltre le comunicazione avvenivano soltanto via sms in modo tale da evitare che potessero essere riconosciuti gli interlocutori.(re.pro.)

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