Basile in Cassazione «Sentenza illegittima per dieci motivi»

Il 26 marzo si discute il ricorso dell’ex sindaco di Sarno Il contenuto del ricorso contro la condanna per la frana

SARNO. È prevista il prossimo 26 marzo davanti alla terza sezione della Cassazione l’udienza per il vaglio della condanna a cinque anni di reclusione con interdizione perpetua dai pubblici uffici dell’ex sindaco di Sarno, Gerardo Basile, per i morti della frana del ’98. Basile, imputato per omicidio colposo plurimo, aveva ottenuto due assoluzioni in primo e secondo grado prima che la Cassazione disponesse la celebrazione del nuovo processo d’Appello con la condanna arrivata nel dicembre 2011 dalla Corte d’Appello di Napoli.

Il 26 marzo davanti alla terza sezione verrà dunque discusso il ricorso proposto dall’avvocato Silverio Sica, legale di fiducia dell’ex sindaco. L’impugnazione propone oltre 10 motivi di illegittimità, tra i quali la straordinarietà e l’imprevedibilità del fenomeno delle colate rapide (sconosciuto alla letteratura scientifica), l’impossibilità di effettuare l’evacuazione per mancanza di mezzi e tempo e l’omessa valutazione di tutti gli atti processuali da parte della Corte di Appello di Napoli, parlando testualmente di “sentenza antistorica in cui il diritto, pur violato, rinnega la scienza”.

L’appello redatto dall’avvocato Sica, con la collaborazione del praticante legale Giuseppe Pepe, rievoca i nove anni delle prime due assoluzioni, cinque per il primo grado e quattro per l’appello, con un altro anno per la pronuncia della Suprema Corte, che confidò nella ricostruzione di una pubblica accusa definita dalla difesa “arrembante e giustizialista, con un’enorme ingerenza nell’ambito dei fatti del 5 maggio del 1998, senza una ulteriore perizia scientifica e col rigetto della rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale chiesta dalla difesa, con l’anomalia del ribaltamento in grado di appello della pronuncia assolutoria di primo grado e sulla base di un’analisi meramente cartolare degli atti”.

Davanti alla Corte Suprema, scrive la difesa nell’introduzione all’impugnazione, “verranno palesate le incongruenze decisive rispetto alla sentenza di primo grado, le ricostruzioni alternative non avallate da un’adeguata motivazione e da un credibile e convincente percorso logico”. L’iter del ricorso ragiona di diritto e legittimità, “rilevando la moltitudine di errori che caratterizzano la sentenza impugnata, le errate premesse che conducono a paradossali conclusioni, le contraddizioni logiche e giuridiche che emergono dal disposto e che, evidentemente, hanno rappresentato una strada obbligata per la pronuncia di colpevolezza”.

Inoltre la difesa di Basile aprirà un nuovo fronte davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, alla cui attenzione verrà sottoposto l’intero processo, per verificare l’aderenza del nostro sistema ai princìpi sanciti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Alfonso T. Guerritore

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