Basile andrà ai domiciliari La sentenza è esecutiva

In Cassazione l’ex sindaco era stato condannato a cinque anni di reclusione Si attende solo la notifica materiale del provvedimento al primo cittadino

SARNO. L’ex sindaco Gerardo Basile andrà agli arresti domiciliari per scontare la pena decisa dalla Corte di Cassazione a seguito del processo sulla frana del 1998. Il provvedimento non è stato ancora notificato all’interessato. Nella lunga battaglia giudiziaria nella quale l’ex primo cittadino si è trovato coinvolto nel corso di numerosi anni è stato assistito dall’avvocato Silverio Sica.

Sarebbero state disattese le speranze di affidamento ai servizi sociali, misura meno afflittiva come esecuzione della pena rispetto ai domiciliari. Non sono ancora noti i tempi della restrizione. Una vicenda giudiziaria che, sotto certi aspetti, ha fatto scuola nella giurisprudenza delle catastrofi, aprendo il varco al coinvolgimento diretto dello Stato nel ventaglio delle responsabilità e aprendo la stessa anche al risarcimento delle vittime e non più all’indennizzo straordinario come era prima.

La Cassazione, a marzo, confermò in via definitiva la condanna a cinque anni di reclusione con interdizione perpetua dai pubblici uffici per omicidio plurimo colposo per i tragici fatti del 5 e 6 maggio 1998. Secondo gli ermellini, Basile fu negligente per non aver ordinato l’evacuazione legando questa sua negligenza a una minimizzazione degli eventi in corso.

Questa pronuncia definitiva ha chiuso un lungo iter giudiziario terminato in primo grado nel giugno 2004, quando il giudice Bartolomeo Ietto del Tribunale di Nocer Inferiore, oggi applicato alla sezione civile, pronunciò una sentenza di assoluzione per Basile e per il suo coimputato, poi definitivamente prosciolto Ferdinando Crescenzi, nel 1998, assessore.

Per Crescenzi era stato lo stesso pm Amedeo Sessa a chiedere il proscioglimento. Nel 2008, la Corte d’Appello di Salerno confermò la sentenza di assoluzione, ma nelle motivazioni insinuò anche il dubbio di un ruolo importante della Prefettura nella vicenda che, secondo i giudici, aveva un ruolo di coordinamento delle operazioni di protezione civile.

I familiari delle vittime ricorsero, per una prima volta, in Cassazione e ottenere il rinvio alla Corte d’Appello di Napoli sul presupposto che venisse esaminata la figura del sindaco nel piano di protezione civile comunale che, esistente, gli attribuiva un ruolo importante.

Dopo un aspro dibattimento, la corte partenopea proclamò la colpevolezza di Basile, riconfermata, poi, di nuovo in Cassazione. Intanto, sono state 156 le parti civili costituite per 137 vittime e ad ognuno è stata accordata una provvisionale di 30mila euro, ampliando anche i soggetti coobligati al risarcimento e prima del giudizio di merito. Si parla di un potenziale risarcimento di circa cinque milioni di euro.

(ca. me.)

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