Bancarotta e affari: sequestrati 17 milioni

Indagato un imprenditore lucano con appoggi nella Piana. Società ad hoc per distrarre i beni finiti nel crac

Trasferivano i beni da una società decotta ad una nuova, intestata a familiari per costruire residenze turistiche in Basilicata riuscendo anche ad attingere a fondi pubblici: un escamotage illegale che è costato ad un imprenditore del Potentino, con base operativa a Battipaglia, un sequestro di beni per 17 milioni di euro. A ordinare i sigilli per un relais a Forenza, terreni e abitazioni ad Acerenza, in Lucania, è stata la procura di Salerno, pm Francesco Rotondo. Oltre all’imprenditore molto noto nella zona del Vulture, sono stati indagati alcuni soggetti (altri imprenditori e professionisti) residenti nel Salernitano.

L’imprenditore lucano, già coinvolto in un altro crac milionario che ha coinvolto personaggi dell’imprenditoria e della politica, aveva “salvato” i beni dal fallimento cedendo in tempo utile il ramo d’azienda produttivo. Era riuscito cioè a svuotare la società costituita a Battipaglia – che aveva beneficiato di cospicue provvidenze statali per la sua attività nel settore turistico ricettivo – trasferendo proprio quei beni acquisiti col denaro ottenuto dai finanziamenti. I beni sequestrati sarebbero finiti – secondo le indagini della procura di Salerno – in un’altra società costituita ad hoc, riconducibile alla prima fallita della quale era rappresentante legale l’imprenditore lucano, molto attivo anche nel settore agricolo.

L’attività investigativa, condotta dai finanzieri del Gruppo di Eboli, ha interessato il periodo compreso tra gli anni 2010 e 2013, quando la società fallita ha ottenuto contributi per 10 milioni di euro. Il finanziamento era destinato, appunto, alla realizzazione di residenze turistiche in Basilicata. La più grande si trova nell’ area agricola del piccolo centro lucano di Forenza.

I beni costruiti o comprati con le provvidenze, nel momento che la situazione finanziaria stava per precipitare, sono stati trasferiti alla nuova società, quella pulita, nei cui quadri dirigenziali figurano i figli dell’imprenditore dichiarato fallito dalla magistratura salernitana.

Ciò ha determinato l’ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta e indebita percezione di provvidenze nazionali. Con questo sistema, illegale per la procura salernitana, la famiglia dell’imprenditore lucano, che aveva trovato appoggi nella Piana del Sele, aveva mantenuto la titolarità dei beni sequestrati, credendo di tenerli al riparo dai creditori. Il trasferimento tra le due società, avvenuto attraverso la cessione del ramo di azienda, è avvenuto appena prima del fallimento. Ai beni ceduti è stata data una stima irrisoria, di appena 26mila euro, a fronte, invece, di un valore commerciale reale che supera i 17 milioni di euro sul mercato immobiliare.

Nei beni sequestrati nella mattinata di ieri sono finiti il relais di Forenza, molto conosciuto e scelto per banchetti nuziali, quattro terreni di pertinenza della struttura turistica, pari ad una superficie equivalente a trenta campi di calcio ed uno stabile nel borgo antico di Acerenza. Per la procura, l’indagine culminata col sequestro di ieri, è un chiaro esempio di distrazione fraudolenta delle risorse pubbliche destinate allo sviluppo imprenditoriale.

©RIPRODUZIONE RISERVATA