Bancarotta Amato Ecco il verbale di Piero De Luca

Il figlio del sindaco ascoltato dai finanzieri l’8 giugno scorso «Ho seguito la causa all’Antitrust sul “cartello della pasta”»

Venti giorni prima dell’esecuzione delle cinque misure cautelari per il crac del pastificio Amato, l’8 giugno scorso, negli uffici del nucleo di polizia tributaria della finanza viene ascoltato Piero De Luca, figlio del sindaco di Salerno, in qualità di persona informata sui fatti. Nel corso delle indagini, infatti, vengono acquisite presso il curatore fallimentare una serie di schede contabili del pastificio, tra cui quella intestata al figlio del primo cittadino, di professione avvocato, riferita a una fattura del 2009 dell’importo di 18.360 euro, saldata però soltanto per 8mila euro.

E’ chiaro che il nome ha insospettito i finanzieri che stanno incentrando la loro attenzione anche su alcuni rapporti di Mario Del Mese con funzionari e politici del Comune di Salerno. E’ però altrettanto vero che sono decine le persone ascoltate in questi mesi per chiarire tutte le posizioni contabili emerse dalle carte. E’ il caso proprio di Piero De Luca che spiega così il motivo di quella parcella. «Dal 2008 lavoravo presso un noto studio legale romano che si occupava, tra l’altro, di procedimenti dinanzi all’Autorità antitrust». A questo studio e a De Luca, il pastificio Amato ha conferito l’incarico per un procedimento aperto nei loro confronti in merito ad un presunto cartello relativo ai prezzi della pasta. «E’ in riferimento a tale complessiva attività che ho emesso la fattura in argomento – si legge nel verbale depositato agli atti del Riesame – fattura saldata solo parzialmente. Non ho ritenuto opportuno, per ragioni di correttezza e professionalità, intraprendere alcuna azione diretta a recuperare l’importo della fattura non pagato». Successivamente è stata depositata anche la documentazione relativa all’incarico, compresa la fattura relativa alla prestazione professionale offerta. A confermare la tesi è lo stesso Giuseppe Amato jr che ricorda, nel corso dell’interrogatorio, che questi ha lavorato «con Amato per il cartello della pasta».

E’ proprio Peppino jr a svelare ai magistrati delle amicizie di cui si vantava Mario Del Mese, che a suo dire tenta di nascondere diversi aspetti della vicenda. «Credo – dice Giuseppe Amato ai magistrati – che Mario Del Mese non volesse far sapere di queste dazioni di denaro perché non vuole evidenziare tutti i rapporti con esponenti tecnico/politici del Comune di Salerno visto che lavora in appalti pubblici come il Crescent e la Cittadella giudiziaria. In alcuni casi ho riscontrato che aveva contatti con funzionari dell’ufficio urbanistica. E’ molo amico del figlio Piero di De Luca». E’ sempre lui a raccontare che lo stesso nome venne proposto anche per la compagine dell’Ifil. «Mario Del Mese è una persona che dice cose vere e delle cose false - accusa Peppino Amato – perché circa la composizione dell’Ifil ho ricordato che in una occasione mi disse che data la nostra amicizia voleva includere nella compagine Ifil l’avvocato Piero De Luca. Non so dire se l’ingresso nella compagine sia stata una semplice vanteria o altro».

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