Balli, canti e preghiere senza divisioni

Quindici comunità straniere per l’ottava edizione della manifestazione che quest’anno ha scelto come tema l’abito

Tantissime persone, senza distinzione di lingua, religione e colore della pelle, hanno gremito piazza della Concordia per l’ottava edizione della Festa dei Popoli. Il filo conduttore di quest’anno era l’abito, espressione delle identità religiose e antropologiche di ciascun popolo. Balli e canti hanno accompagnato le sfilate delle quindici comunità straniere partecipanti che, attraverso i loro vestiti tradizionali, hanno raccontato al folto pubblico presente la storia, la cultura e le usanze del proprio Paese, trasportando gli spettatori in un suggestivo giro del mondo.

Numerosi i salernitani, tra loro bambini e ragazzi, che, incuriositi dalla folla variopinta, si sono avvicinati agli stand per ammirare i vestiti. La giornata si è aperta nel pomeriggio con un momento di preghiera e di riflessione interreligiosa al quale hanno contribuito i rappresentanti delle diverse confessioni religiose presenti in piazza: don Pasquale Mastrangelo dell’Arcidiocesi di Salerno; Abderrahim Lharoui, imam di Battipaglia; padre Massimiliano della comunità romena ortodossa; Bammika, esponente del credo buddista; Sandeep Sing per la collettività sikh indiana. Uno solo però, espresso nei rispettivi linguaggi, il messaggio lanciato dal palco: un messaggio di pace, dialogo, integrazione e amore tra tutti i popoli, accomunati dalla fede verso il Dio in cui si crede. Un rito dal fortissimo valore simbolico, alla luce dei recenti attacchi terroristici che hanno sconvolto Istanbul, Dhaka e Baghdad, capace di unire in un unico grande abbraccio la piazza salernitana, per un giorno veramente accogliente e multiculturale.

Il semicerchio improvvisato per la manifestazione comprendeva quattro continenti e ventidue Paesi, racchiusi in quindici stand ai due lati del palco dove avvenivano le sfilate. Particolarmente importante la presenza dei giovani richiedenti asilo, ospiti delle comunità d’accoglienza situate nel nostro territorio, uno dei quali vittima la settimana scorsa di una violentissima quanto assurda aggressione, che hanno contribuito all’evento con alcuni capi d’abbigliamento da loro stessi realizzati a mano. Tra loro anche le giovanissime nigeriane accolte dall’associazione La Tenda.

Numerosa poi la partecipazione delle altre comunità coinvolte, soprattutto filippini, polacchi, ucraini e romeni, quest’ultimo stand sempre affollato in virtù di un ricco e variegato catalogo, non solo sartoriale, portato in esposizione. «Nel nostro paese è ancora possibile incontrare uomini e donne, soprattutto nei villaggi, che indossano quotidianamente gli abiti della nostra tradizione – spiega Andreea Pascuta, giovane studentessa di origini romene residente ad Eboli – per l’occasione abbiamo sfilato con il “port u popular”, il vestito folkoristico che, a livello storico-culturale, è senz’altro l’elemento più importante della Romania. Questi abiti, provenienti dalle regioni della Transilvania e dell’Oltenia, sono ricamati a mano e risalgono alla seconda metà del secolo scorso».

L’evento ha riscontrato l’apprezzamento dei salernitani, che ne hanno approfittato per passare una giornata di festa con le comunità straniere protagoniste della giornata. «Per noi è un’occasione di dialogo con le comunità straniere residenti nella nostra città, scoprendo inoltre il loro interessante bagaglio di costumi ed usanze», ha affermato una passante.

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