Ballard racconta il suo tempo nel debut "Time's Tales"

Suonare una ballad come "The man i love" - standard interpretato da grandissimi interpreti - riuscendo ad essere moderni e senza tradirne il segno originale, è il banco di prova con il quale il trio di Jeff Ballard - batterista tra i più interessanti e attivi della scena jazz attuale - si confronta. Ma non è l'unica. "The man i love" è sistemata al centro di un debut albun: "Time's Tales" (Okeh Records), quasi come uno sparti acque all'interno di un disco che mette dentro umori diversi con contrastanti balzi d'umore che spaziano dalla tradizione al metal ("Hanging Tree" della band hard rock Queens of the Stone Age) passando per un riuso armonico di suoni africani (lo standard "Dal (A Rhythm Song)" del compositore ungherese Béla Bartok). Tre standard insomma che segnano il passo di questo "Time's Tales" e riescono a dare una giusta chiave di lettura di un lavoro che è capace di offrire spunti interessanti nei quali, frullando una infinità di suoni, riesce a dare la stura di quanto il jazz sappia essere l'esperienza più significativa per unire diversità e nelle diversità essere capace di dire cose nuove, mai scontate e banali. Un "racconto del tempo", suonato con il chitarrista Lionel Loueke e il sassofonista Miguel Zenon, che Ballard (ri)percorre al suo cinquantesimo anno d'età, quasi a mettere un punto fermo nella sua carriera. Un puzzle della sua esperienza professionale iniziata sotto l'ala protettiva di Ray Charles ed esplosa nel mirabile trio di Brad Mehldau. Dieci tracce tra le quali non mancano le libere improvvisazioni in "Free" che chiude l'album e nell'insolita "Western Wren", dove viene utilizzato un richiamo per uccelli registrato dalla National Geographic, trascritto alla chitarra dal grande Steve Cardenas.

I musicisti: Lionel Loueke (chitarra); Miguel Zenon (sassofono); Jeff Ballard (batteria)