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Avvocato pestato a sangue Condannati in quattro

NOCERA SUPERIORE. Avevano picchiato e minacciato di morte un avvocato “colpevole” di essere intervenuto per sedare un pestaggio. Il giudice ha condannato quattro persone di una stessa famiglia,...

NOCERA SUPERIORE. Avevano picchiato e minacciato di morte un avvocato “colpevole” di essere intervenuto per sedare un pestaggio.

Il giudice ha condannato quattro persone di una stessa famiglia, ritenute colpevoli di violenza privata e lesioni, comminando a Francesco Di Paolo e Carmine Di Paolo, padre e figlio, quattro anni di reclusione, e a Gaetano e Daniele Di Paolo tre anni di reclusione, con interdizione dai pubblici uffici a cinque anni per tutti e disponendo la trasmissione degli atti al pm per tre testimoni ritenuti reticenti. L’episodio incriminato risale alla notte tra l’undici e il dodici ottobre 2008, in via Russo. Intorno all’una, l’avvocato A. E., parte offesa costituita in giudizio, rientra a casa e si imbatte in un violentissimo pestaggio ai danni di un ragazzino, “riverso al suolo e sanguinante”. «Cera una macchina parcheggiata con tutti gli sportelli aperti, cinque sei ragazzi che si azzuffavano e un ragazzino sotto, con due persone addosso, Francesco Di Paolo che manteneva tutti gli altri ragazzi e questi due che massacravano il ragazzino di botte». L’avvocato minaccia di chiamare i carabinieri, e riceve il classico avvertimento. “Fatti i fatti tuoi”. Poi prende il cellulare, Di Paolo si avvicina e gli tira una testata, mentre dal palazzo arrivano il genitore Carmine Di Paolo e i due fratello Gaetano e Daniele. «Se chiami i carabinieri passi un guaio, noi le cose così le risolviamo», minacciò il padre al legale, con Gaetano Di Paolo a rincarare la dose: «Noi così le risolviamo le questioni, ti devi stare fermo, devi stare zitto qui comandiamo noi».

«Il padre era pronto ad aggredirmi», riferisce il legale agli atti del processo, con la denuncia sporta il giorno dopo per minacce e percosse. Il pestaggio era sotto gli occhi di tutti, e l’avvocato per timore di quello che poteva accadere ai suoi genitori, con tutti contro, fu costretto a tornare a casa. Dalle persone presenti nei presi di un bar, seppe che la ragione di quel massacro era legata a una partita di fumo non pagata, sessanta, settanta euro valse a massacrare di botte un ragazzino. «Dal 2008 in poi- racconta il legale- ho portato via i miei genitori da lì, e ogni volta che ci vanno, trovano rotto qualcosa, contatori di acqua e gas, altri screzi». La violenta vicenda, passata al vaglio del dibattimento, ha prodotto infine una dura condanna per quattro persone accusate in concorso, con tre testimonianze all’attenzione del pm per sospetta falsità. I quattro Di Paolo sono stati riconosciuti colpevoli dopo la denuncia presentata dal legale picchiato, difeso dall’avvocato Tiziano Tizzano.

(a. t. g.)

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