IL CASO

Avitabile, c’è il nuovo processo

Ha scontato 23 anni di carcere accusato di un omicidio a Sarno. A fine giugno si torna in aula

SARNO - Ventitré anni di carcere per un omicidio che non avrebbe mai commesso. Ventitré lunghissimi anni trascorsi dietro le sbarre dei penitenziari di mezza Italia per scontare un reato grave e infamante, l’uccisione a sangue freddo di un giovane macellaio di Sarno avvenuta il 5 dicembre 1981 nel corso di un tentativo di rapina finito nel sangue. Il paganese Salvatore Avitabile , oggi 58enne, fu arrestato quando di anni ne aveva appena 19, in quanto ritenuto l’autore materiale del ferimento a morte di P.F., 38 enne di Sarno.

Avitabile ha scontato da tempo la sua condanna ma dopo quasi 40 anni la Cassazione ha disposto la revisione del processo. Fissata anche la prima udienza, dinanzi alla Corte di Appello di Perugia per il prossimo 30 giugno. Dopo 39 anni, dunque, Salvatore Avitabile potrebbe dimostrare finalmente la sua innocenza e la sua assoluta estraneità ai fatti. I giudici umbri saranno chiamati a valutare le nuove prove che sono emerse soprattutto grazie al lavoro meticoloso svolto dai magistrati Corrado Lembo e Maurizio Cardea della Procura di Salerno e della stessa Procura di Nocera Inferiore guidata dal dottore Antonio Centore e che i difensori di Avitabile, gli avvocati Giovanni Riccardi , Marco De Scisciolo e Roberto Lambiase , hanno posto a fondamento della richiesta di revisione depositata tre anni fa alla Corte di Appello di Salerno. Dopo varie controverse vicissitudini processuali innanzi a tre diverse Corti d’ Appello - Salerno, Napoli e Roma - il caso giudiziario di Avitabile sarà nuovamente sottoposto al vaglio della giustizia. La riapertura del processo è scaturita dalle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia ritenuti attendibili dallo Stato, che non solo scagionano l’Avitabile, ma che indicano in contesti e circostanze diverse, concordemente, il vero autore dell’omicidio avvenuto a scopo di rapina e che secondo la tesi difensiva sostenuta dai legali dell’uomo di Pagani consente di cogliere una lettura degli atti di indagine diametralmente opposta a quella data dagli inquirenti grazie “alla costruzione di un impalcato accusatorio volto alla sola criminalizzazione dell’Avitabile”.

Con il ricorso di revisione vengono manifestate anche forti perplessità in particolare sull’operato di due poliziotti che intervennero nelle indagini, dirottandole nei confronti dell’Avitabile, agenti che, successivamente, furono allontanati dai corpi di appartenenza perché accusati di collusione con ambienti malavitosi dell’epoca. Trentanove anni dopo la Giustizia sembra non essere più certa, al di là di ogni ragionevole dubbio, della colpevolezza di Avitabile. La sera del 5 dicembre 1981 veniva assassinato durante un tentativo di rapina avvenuto all’interno di una macelleria della frazione Episcopio di Sarno, il 38 enne P.F. Secondo le poche testimonianze raccolte all’epoca dei fatti dagli inquirenti, durante un tentativo di rapina, fu ferito mortalmente il titolare di una macelleria che aveva tentato di opporsi ai rapinatori insieme a suo padre.

Gli autori della tentata rapina sfociata in omicidio, subito dopo l’accaduto, si erano dati alla fuga a bordo di un’autovettura Alfa Romeo di colore chiaro. Una fonte confidenziale rimasta non identificata indirizzò gli inquirenti verso due fratelli di Pagani che possedevano un’Alfa Romeo di colore chiaro, identica a quella utilizzata dai rapinatori della macelleria, per cui tre giorni dopo l’omicidio, gli Avitabile furono prelevati dalle rispettive abitazioni e arrestati perché sospettati di essere gli autori della tentata rapina e dell’omicidio che ne era seguito. Ora il caso viene riaperto.

Luisa Trezza