Aveva pistole e cartucce Condanna per Olivieri

Due anni e 8 mesi a Salvatore, fratello del defunto boss di Pagani Peppe “Saccone” Nel blitz erano stati trovati anche cocaina e soldi ma se n’era accusato il nipote

PAGANI. È stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione il paganese Salvatore Olivieri, accusato formalmente di detenzione di armi per il rinvenimento di una base con cartucce, caricatori e due pistole: il nascondiglio, individuato nel cuore del centro storico di Pagani, comprendeva anche della droga, per cui era stato incriminato e stralciato dall’attuale processo il nipote di Olivieri, Aniello D’Auria. L’imputato, fratello del famoso boss paganese Giuseppe Olivieri, alias “Peppe Saccone”, aveva incassato il mea culpa del nipote, il quale si era addossato ogni responsabilità per tutta la roba rinvenuta dalla polizia nel corso di un blitz scattato nel 2015.

Le armi erano in un borsone nascosto all’interno di un biliardino in un garage di Oliveri, mentre la cocaina era a casa dei nonni di D’Auria. Nella sacca rinvenuta dagli agenti della squadra mobile di Salerno, intervenuta nel cuore della Lamia-Cappella, quartiere vecchio di Pagani, dopo una informazione confidenziale, c’erano due pistole, una 357 magnum e una calibro otto, due caricatori 7.65, un caricatore da ventuno cartucce per mitraglietta e un silenziatore artigianale, con circa seicento proiettili di vario calibro e marca. La droga, cento grammi di cocaina ritrovata in involucro trasparente termosaldato, era invece occultata in una poltrona nella casa dei nonni materni di D’Auria, addebitata nel capo d’accusa direttamente a lui, con il contorno di cucchiaini, bilancini, rotoli di buste e nastro adesivo con bicarbonato per il taglio, più 1750 euro in contanti nascosti sotto il divano e altri 305 euro. Secondo le informazioni raccolte dalla polizia, le armi custodite nel cuore di Casa Campitiello, in un deposito di materiale ferroso di Salvatore Oliveri, tra viale Trieste e via Amendola, erano di D’Auria, con un ulteriore ruolo assegnato a un’altra persona, anch’ella perquisita, incaricata di trasportare e consegnare la droga con uno scooter.

Il processo chiuso ieri in primo grado riguardava solo le armi con imputato soltanto Oliveri, assistito di fiducia dall’avvocato Giovanni Pentangelo. Durante la perquisizione del deposito, i poliziotti avevano notato D’Auria fuggire sui tetti, ma subito bloccato, arrestato e accompagnato sul posto, con il controllo nella casa dove sarebbe spuntata la droga. Il lavoro di polizia di quelle ore fu coordinato dall’Antimafia, ma l’imputazione non comprendeva aggravanti contestate.

Resta il ruolo di centro nevralgico per l’area vecchia di Pagani, fino a poco prima caratterizzata da un periodo di relativo “sommerso” per quanto riguarda le attività illecite.

Alfonso T. Guerritore

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