Avalanche riletta dai generali Nato

Al Museo dello Sbarco una delegazione dell’Headquarters Rapid Reaction Corp

Questa volta a mettere sotto i riflettori Salerno non è stato lo scintillio delle Luci d’Artista, tanto meno la fanfara dei bersaglieri che domenica ha salutato la città, piuttosto ad aver fatto da richiamo è stata la storia, quella raccontata, custodita e divulgata dal Museo dello Sbarco. Non è un caso, quindi, che cinquanta generali in servizio appartenenti ai vertici dell’Headquarters Allied Rapid Reaction Corp, il primo corpo di reazione rapido della Nato (di stanza in Gran Bretagna), abbiano scelto di radunarsi proprio in un luogo simbolo della cultura e del vissuto salernitano.

Un evento unico nel suo genere che, per la prima volta, ha visto in città la partecipazione di membri dell’organizzazione internazionale militare, giunti da ogni angolo di Europa (e non solo) per l’annuale Staff Ride, ovvero lo studio di una battaglia del passato. Sotto “esame”, infatti, è finita l'Operation Avalanche di Salerno: «Era il 9 settembre 1943 quando, nel Golfo sbarcarono circa mille navi con più di duecentomila soldati i quali presero parte all’operazione – ha spiegato Nicola Oddati, presidente dell’associazione “Parco della Memoria della Campania” e responsabile della mostra permanente ospitata all’interno del Museo – fu la più imponente azione anfibia della storia, seconda solo allo sbarco in Normandia. Successivamente Salerno svolse il ruolo di capitale, dall’11 febbraio fino all’agosto del 1944, ed ospitò tre governi: il primo governo Badoglio, il secondo Badoglio ed il Bonomi, primi regimi di unità nazionale e anticipatori del referendum che avrebbe portato alla nascita della Repubblica Italiana».

Tra video inediti dello sbarco, fotografie, medaglie, divise dell’esercito nazista ed americano, oggettistica ed armi, i vertici della Nato hanno potuto confrontarsi direttamente con quella che è stata la storia che ha interessato la provincia tutta, appagando, laddove ce ne fosse stata necessità, curiosità e dubbi con qualche domanda. In particola l’attenzione dei cinquanta delegati è stata rapita dal pezzo forte dell’esposizione: il raro carro armato M4 Sherman, per certi versi, “fratello minore” di quello Sherman DD che nelle acque salernitane ha riposato per tanti anni, fino a quando, recuperato nel 2002 dal responsabile del Museo La Piana delle Orme di Latina, fu strappato alla città. Ma ad arricchire la mattinata è stato anche il contributo dei responsabili del nuovo poligono di tiro Shooting Range di Giffoni Valle Piana che hanno aggiunto all’esposizione 27 pezzi, tra fucili e pistole, risalenti alla Seconda Guerra Mondiale.

Rita Esposito

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