LA CRESCITA

Attesa per il Pil di meta' anno: per gli analisti c'è la ripresa

Dopo Ferragosto l'Istat dirà a che ritmo ha viaggiato l'economia italiana tra aprile e giugno

ROMA - Una crescita che potrebbe raggiungere gia' a meta' anno le stime del governo e forse addirittura superarle. Subito dopo Ferragosto l'Istat dira' a che ritmo ha viaggiato l'economia italiana tra aprile e giugno e le previsioni degli analisti, oltre alle speranze del governo, sono di un deciso rialzo. Se il dato preliminare sull'andamento del secondo trimestre non deludera' le aspettative, il Pil, quello acquisito, potrebbe quindi superare il fatidico 1%, che non si raggiungeva dal lontano 2010. Una soglia 'psicologica' che l'esecutivo contava appunto di superare con l'intero anno, visto che la previsione di aprile era di un 1,1% per il 2017. "E' possibile che" a meta' anno "sia gia' acquisita la crescita indicata nelle previsioni del governo" dice il viceministro all'Economia Enrico Morando professando un ottimismo supportato non solo dagli ultimi dati sulla produzione industriale ma anche dai calcoli degli analisti. Il consensus prevede per il periodo aprile-giugno un aumento dello 0,4%, e alcuni economisti indicano una crescita acquisita che potrebbe attestarsi a +1,2%, un decimale in piu' di quanto indicato nel Def. Si avvicinerebbe, quindi, quel rialzo sull'anno visto anche dalle principali istituzioni, dal Fondo Monetario (1,3%) alla Banca d'Italia (1,4%). Un risultato che, sempre stando agli analisti, potrebbe in effetti essere a portata di mano visto che nell'ultima indagine di Bloomberg anche nel terzo trimestre il Pil dovrebbe tenere il ritmo (+0,3%, anche questo dato rivisto all'insu'). Si tratterebbe certo di una boccata di ossigeno in vista della prossima manovra, che si presenta piu' leggera anche grazie all'accordo con Bruxelles per ridurre lo sforzo di consolidamento dei conti che l'Italia prevedeva per il 2018. Proprio questo passaggio, che e' un "vantaggio dal punto di vista dell'interesse nazionale" come spiega ancora Morando, potrebbe pero' creare qualche problema alla maggioranza. La scelta, concordata con la Ue, di dimezzare l'aggiustamento strutturale allo 0,3% (5 miliardi anziche' 10) ha bisogno infatti di un via libera dei due rami del Parlamento a maggioranza assoluta. E se alla Camera non ci sono problemi, al Senato i numeri erano, e restano, piu' ballerini. "Non mi aspetto che ci sia una grande forza politica che si vuole proporre come forza di governo che chieda" uno sforzo sui conti pubblici "dello 0,6% invece dello 0,3%" sottolinea il viceministro, ricordando che comunque questo passaggio deve avvenire prima della nota di aggiornamento al Def, che va presentata entro il 27 settembre. Una volta ridefinito il quadro macro l'esecutivo dovra' poi mettere in campo la sua ultima legge di Bilancio che parte, come ha spiegato sempre Morando a La Stampa, da 12 miliardi, tra stop alle clausole e, appunto, aggiustamento strutturale. Tutto quello che si riuscira' a reperire in aggiunta andra' a sostenere il lavoro dei giovani. La proposta caldeggiata dal viceministro, tra le varie allo studio, prevede un taglio del 50% dei contributi per gli under 32 permanente, non piu' a scadenza come la vecchia decontribuzione, accompagnata da un taglio strutturale dei contributi di 4 punti (2 per l'impresa 2 per il lavoratore) che resta "in capo a ogni giovane assunto che l'avra' ricevuto", quindi 'portabile'. Certo, questa seconda misura inizierebbe a operare dal 2020 e "molti ci consigliano di fermarci allo sconto nel primo biennio. Invece e' decisivo approvare" l'intero pacchetto ora, sia per "dare fiducia sul fronte delle assunzioni a imprese e giovani", sia perche' una volta in vigore, sarebbe "difficile che domani un governo qualsiasi possa trovare le 'risorse politiche' per eliminare la norma"