«Attendibile il racconto della vittima degli abusi» 

Il diciassettenne sarebbe stato violentato nella struttura di via Talamo Secondo il perito può sostenere l’accusa contro Alfieri che gestiva il centro

Riconosciuta la capacità di testimoniare e di rielaborare il vissuto delle due vittime di violenza sessuale nel centro massaggi hard in via Talamo a Cava. È il succo della relazione della psicoterapeuta Maria Pia Contento depositata ieri al gip Stefano Berni Canani. La perizia era stata disposta dallo stesso giudice al termine dell’incidente probatorio. Uno dei due minorenni avrebbe avuto delle contraddizioni che, ad avviso del perito, potrebbero avere altre spiegazioni. Si è in attesa ora dell’udienza preliminare.
La perizia conferma la tesi sostenuta dal sostituto procuratore Elena Guarino che ha creduto e ritenuto attendibile il racconto fatto da una delle vittime, il 17enne cavese. Le indagini però continuano. A farle partire è stata la denuncia della madre dell’adolescente che ha notato atteggiamenti strani nel figlio, salvo poi scoprire sul cellulare le chat con Giuseppe Alfieri, il 51enne cavese, gestore del centro massaggi di via Talamo, nel frattempo posto agli arresti domiciliari perché ha dimostrato di non sapere che il ragazzino fosse ancora minorenne. Dalla ricostruzione del 17enne è venuta fuori la verità agghiacciante dei massaggi eseguiti nel centro sequestrato dai carabinieri nell’autunno del 2015. Ha spiegato di avere iniziato a frequentare il centro massaggi per affrontare meglio un periodo di stress, consigliato dalla madre che mai avrebbe potuto immaginare uno scenario di violenza. Nell’autunno del 2015 è stato convinto da Alfieri (difeso dall’avvocato Arturo Della Monica) a posare per alcuni spot pubblicitari, che si sarebbero poi conclusi con carezze spinte, giungendo sino alla masturbazione. Ad aprile dello scorso anno l’orrore dello stupro. Il ragazzo ha raccontato di essere entrato in una stanza e di essersi trovato davanti quattro persone, che gli avrebbero mostrato un cartello con la scritta di “benvenuto” e poi avrebbero chiuso la porta a chiave spingendolo sul lettino da massaggio.
«Mi hanno legato le mani, non potevo muovermi» ha spiegato agli inquirenti. E da quel momento sarebbe iniziato l’incubo. Nel corso della perquisizione nei locali di via Talamo i carabinieri hanno ritrovato una parrucca compatibile con la testimonianza del ragazzo e altri elementi a conferma delle accuse. A luglio dello scorso anno sono scattai i primi arresti. Oltre ad Alfieri, in manette è finito Simeone Criscuolo (originario di Agerola ma residente a Vicenza) che avrebbe partecipato alla violenza filmando tutto con il telefono. A gennaio scorso, infine, è stato indagato Salvatore Ultimo, originario di Scafati, ma residente a Nocera, finito ai domiciliari. Per il Pm Guarino è l’uomo con la parrucca descritto dal 17enne. A lui gli inquirenti sono arrivati analizzando i tabulati del cellulare del gestore del centro massaggi. (m. l.)