Attacchini, zona grigia tra politica e malavita nella campagna elettorale di Salerno

I gruppi si dividono le zone e i candidati evitando di farsi concorrenza. Si paga per le affissioni e si compra anche una fetta di consenso. In questo contesto sarebbe maturato il duplice omicidio di Fratte con Procida e Rinaldi che scavalcano e mettono in dubbio il "potere" del boss Vaccaro

SALERNO. Tutti ricorrono a loro, ma adesso nessuno più li conosce. Sono gli attacchini dei manifesti elettorali. Gruppi di persone, spesso “border line”, che puntualmente vengono contattati all’apertura delle campagne elettorali per riempire le città di propaganda elettorale dei singoli candidati. Sono pochi coloro che ricorrono all’ufficio Affissioni del Comune o che scendono personalmente in strada con qualche volontario ad attaccare manifesti (come si soleva fare tanti anni addietro). Preferiscono risolvere il problema pagando e rivolgendosi a queste persone che, ormai, a Salerno sono conosciute proprio per il fatto che prestano questo tipo di servizio. Persone che spesso fanno un altro lavoro (alcuni, ad esempio, sono dipendenti dalle società munipalizzate del Comune di Salerno) o che sono contigue alla criminalità organizzata e che durante le elezioni si improvvisano attacchini. Ed e così che si viene a creare una zona grigia, la famosa “terra di mezzo”, in cui politica e microdelinquenza, quando non criminalità organizzata, si incontrano. Entrambe con l’intenzione di ottenere qualcosa da questo tipo di rapporto. Che sia un tornaconto elettorale da una parte o un po’ di denaro dall’altra, tutti traggono alla fine dei benefici.

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Ed è in questo contesto che, secondo gli investigatori, va trovato il movente del duplice omicidio di Fratte. Antonio Procida, 42 anni, e Angelo Rinaldi (38) sarebbero stati uccisi perché hanno messo in discussione il comando di Matteo Vaccaro, 57 anni, nella zona di Ogliara. La causa scatenante sarebbe stata l'affissione di manifesti elettorali rompendo il monopolio creato dal boss. Da qui la lite, nel bar Vintage di Fratte e poi in piazza, tra Vaccaro e Procida che gli avrebbe detto: "Tu non conti più niente". Un affronto al presitigio del boss che, per riaffermare il proprio potere, avrebbe ordinato il duplice omicidio al figlio Guido, 35 anni, e a Roberto Esposito (44).

Il controllo delle affissioni. Gli attacchini si conoscono tra loro, come confermano dagli stessi ambienti politici. E tra di loro si autorganizzano; a volte decidono di dividersi il territorio in modo che ognuno riesca a coprire una fetta di territorio, più spesso si dividono i candidati. Quindi, ognuno sa già a chi deve rivolgersi quando deve risolvere il problema e, con questa organizzazione, si tenta di evitare dissapori (anche se a volte possono capitare litigi soprattutto per chi lavora tra schieramenti avversi). È, così, la politica rinuncia ad ogni forma di controllo, delegando consapevolmente alla malavita, più o meno organizzata, la gestione dell’attività di propaganda. Per lo più abusiva.

I costi. Ma quanto costa utilizzare questo tipo di servizio? Si parla di 50 centesimi a manifesto, cifra che viene corrisposta al “caposquadra”. Agli attacchini veri e propri vanno 50 euro per un lavoro che, solitamente, non supera le tre ore. Alla fine per un candidato un lavoro del genere può arrivare a costare anche cinquemila euro. Tutti soldi pagati rigorosamente in nero: risulterebbe difficile ottenere fattura da chi non ha partita Iva, ancor di più indicare la vera prestazione resa.

La battaglia notturna. Ma quando lavorano questi attacchini? Principalmente la notte. Preferiscono cominciare ad attaccare quando sono sicuri che i dipendenti del Comune addetti alle affissioni hanno finito il loro servizio ed anche i vigili urbani hanno terminato il loro turno. Arrivano con i loro secchi pieni di colla e di una scopa, e attaccano centinaia di manifesti che durano nel migliore dei casi il tempo di una mattinata, nel peggiore il tempo di qualche ora della notte. Infatti, non è raro che andato via un gruppo, arrivi quello successivo con i propri manifesti a coprire quelli precedenti.

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L’interesse dei candidati. Ed allora, se i soldi investiti rischiano di essere bruciati perché al mattino seguente nessuno vedrà i manifesti, ancora più stringente si fa la domanda: perché i candidati ricorrono a questo tipo di servizio. Spesso solo per un tornaconto elettorale:er assicurarsi l’appoggio di un ben determinato gruppo il giorno delle elezioni. Ecco perché, nonostante in molti sappiano come il sistema funzioni, nessuno denuncia. Eppure basterebbe seguire le regole. Basterebbe andare all’ufficio Affissioni del Comune con un blocco di massimo duecento manifesti e gli stessi dipendenti comunali provvederebbero all’affissione. In questo modo si sarebbe sicuri che i manifesti siano collocati negli spazi consentiti. Senza rischiare multe, ma col rischio – quasi la certezza – di trovarli coperti al mattino seguente dagli attacchini abusivi.

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