Atrani, pulita una vasca borbonica

Non si faceva da trent’anni. ll suo intasamento può provocare un’esondazione

ATRANI. Ci sono voluti più di trent’anni e un’alluvione catastrofica, che costò la vita alla giovane Francesca Mansi ma, finalmente, una delle due vasche borboniche, che venne costruita proprio per raccogliere tutto il materiale trascinato dall’alto dal torrente Dragone, è stata ripulita. I lavori, per un importo totale di 240 mila euro, sono stati terminati e il cantiere di via dei Dogi è stato ufficialmente chiuso, dopo il sopralluogo della Commissione dell’ Agenzia regionale di Difesa suolo. «Si tratta di un intervento fondamentale per la messa in sicurezza del territorio» evidenzia l'assessore regionale alla Protezione civile e ai Lavori pubblici, Edoardo Cosenza, nonché commissario per il superamento dell'emergenza. «Le vasche – spiega - servono a raccogliere tutto quel materiale, come terreno, arbusti e rocce, che proviene da monte e, perciò, devono essere abitualmente pulite e manutenute per evitare un loro intasamento che potrebbe determinare una nuova esondazione del torrente Dragone. Scendendo nei particolari tecnici è stata realizzata una pista di servizio che consente ai mezzi necessari di accedere all'area per la pulizia meccanica della vasca. Ad oggi, infatti, tale operazione avveniva manualmente, con tempi decisamente più lunghi e una pulizia parziale». E i lavori, gestiti dalla Arcadis, sono stati portati a termine con una settimana di anticipo rispetto alla tabella di marcia e alla scadenza contrattuale. La messa in sicurezza di Atrani, tuttavia, non si è ancora conclusa, tant’è che sono in programma ulteriori interventi. «Si procederà adesso – precisa l’assessore regionale - all'analogo svuotamento delle due briglie poste a monte della vasca sulla quale si è appena intervenuti. Il progetto definitivo è in via di redazione». L’allarme, però, resta sempre alto e ogni volta che le condizioni meteo sono avverse gli atranesi vivono ora d’angoscia, temendo che si possa verificare una nuova esondazione.

Il ricordo di quella “lava” scura che, improvvisamente, travolse tutto ciò che incontrava, è infatti ancora vivo.

Gaetano de Stefano