L'inchiesta

Assenteisti al "Ruggi", rischio processo per altri 49

Affidavano ai colleghi la timbratura del badge, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di truffa allo Stato

SALERNO. Altri 49 dipendenti del Ruggi rischiano il processo per truffa ai danni dello Stato. Il sostituto procuratore Francesco Rotondo ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio ricostruendo un elenco di episodi in cui infermieri, ausiliari e paramedici sarebbero figurati presenti mentre in realtà non avevano ancora varcato l’ingresso dell’azienda ospedaliera, oppure ne erano usciti prima del previsto. A rischiare non sono soltanto i presunti assenteisti ma pure chi li avrebbe aiutati, timbrando al posto loro il badge nelle macchinette marcatempo. Tra i coinvolti ci sono anche esponenti del sindacato, e lavoratori che giurano di non aver mai fatto assenze ingiustificate e di aver chiesto ad altri di effettuare la timbratura solo per non prendere servizio in ritardo dopo aver perso tempo nel cercare parcheggio.

Sarà il gup Piero Indinnimeo, al termine di un’udienza preliminare prevista per fine gennaio, a decidere se qualcuno degli imputati potrà essere prosciolto o se invece dovranno tutti affrontare il dibattimento. Ma è anche possibile che alcuni optino per il rito abbreviato, chiedendo di chiudere il procedimento con una sentenza allo stato degli atti. Lo ha già fatto lo scorso ottobre l’ex caposala Elena D’Ambrosio, che lo stesso giudice dell’udienza preliminare ha condannato alla pena sospesa di sei mesi. È stata l’unica, dei primi quattordici imputati, a scegliere la procedura alternativa. Gli altri sono andati tutti avanti con l’iter ordinario e il giudice ha disposto per loro il rinvio a giudizio, fissando al prossimo febbraio l’inizio del processo. Ma già allora era chiaro che l’offensiva della Procura non era terminata. Dopo aver chiuso il cerchio sulle posizioni ritenute più gravi, con lunghe assenze documentate dalle riprese della Guardia di Finanza, gli inquirenti hanno iniziato a esaminare le denunce che i finanzieri del Gruppo avevano formulato per altri ottocento dipendenti, la maggioranza dell’intero personale ospedaliero. Per 215 è stata decisa l’archiviazione, con contestuale segnalazione ai vertici del Ruggi perché valutassero, in assenza di profili di rilevanza penale, l’eventuale presenza di illeciti amministrativi. Sugli altri nominativi l’inchiesta è andata avanti: agli inizi dell’estate sono stati notificati i primi tre avvisi di conclusione delle indagini, per un totale di circa 150 persone, e ora il magistrato ha inoltrato alla cancelleria la richiesta di rinvio a giudizio per i primi 49 nomi. Ne sono già annunciate altre per gli inizi del 2017, a poco più di un anno dal primo blitz dell’autunno 2015, quando il giudice delle indagini preliminari Sergio De Luca firmò per dodici addetti del Ruggi d’Aragona la misura dell’interdizione temporanea dal servizio. Sei di quei dipendenti sono poi stati licenziati dall’azienda, al termine di un procedimento disciplinare concluso in poche settimane, e denunciano adesso una disparità di trattamento con gli altri colleghi indagati. E poi ci sono i medici, su cui la Procura tiene aperto un altro filone d’inchiesta.

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