Asl, straordinari nel mirino dei revisori

Il collegio dei sindaci contesta l’abuso di turni aggiuntivi, le consulenze legali e le convenzioni: bilancio alla Corte dei Conti

Utilizzo macroscopico del lavoro straordinario, abuso dell’istituto del comando e dell’attività libero professionale; eccessivo ricorso a legali esterni; proroghe contrattuali; sforamento dei fondi aziendali e mancata definizione della nuova dotazione organica: sono alcuni dei rilievi che il Collegio sindacale, chiamato ad esaminare il Bilancio di esercizio 2012 dell’Asl, ha mosso al faldone firmato dal direttore generale Antonio Squillante. Il parere sul documento contabile presentato, non è favorevole ed alcuni punti, in particolare per quanto riguarda il personale, verranno, come da prassi segnalati alla Corte dei Conti, in quanto ritenuti possibili danni erariali. Ma la bocciatura non è netta. I componenti del Collegio (Filomena Buonocore, Vincenzo Citarella, Calogero Dulcimascolo e Giovanni Logoteto, Aniello D’Uva presidente) sottolineano infatti «i miglioramenti verificatisi nell’esercizio 2012», auspicando «il concretizzarsi della stima provvisoria dei fabbisogni emergenti che prevede l’ulteriore assegnazione della somma di 298.800.000 che riporterebbe in positivo il patrimonio netto». Si rimarca poi come il segno meno del patrimonio netto abbia registrato un’inversione di tendenza rispetto al 2011, «con una diminuzione della sua negatività di 518.113.869». Ma nonostante gli sforzi operati dal manager per tirare la cinghia, i revisori puntano il dito contro alcune anomalie. La vera nota dolente è la «corresponsione di ore di straordinario in eccedenza ai limiti di legge o di contratto». Un abuso che la Cgil ha quantificato in una spesa di circa 23 milioni per complessivi turni aggiuntivi. Così come per il “Ruggi”, anche per l’Asl i sindacati hanno chiesto che queste somme vengano investite per assumere nuovo personale. Ma le Aziende hanno spesso le mani legate dal blocco del turn over. Un serpente che si mangia la coda: infermieri e medici scarseggiano, nuovi operatori non possono essere contrattualizzati, dunque si pagano somme da capogiro per garantire il superlavoro di chi un contratto già ce l’ha, indispensabili per garantire i livelli minimi di assistenza all’utenza. Nel mirino dei revisori, finisce poi la mobilità passiva, ossia le prestazioni sanitarie di cui i cittadini hanno scelto di usufruire fuori provincia, per un valore complessivo di quasi 62 milioni di euro (cinque milioni in più rispetto al 2011). Quanto al capitolo “interessi”, questi «si sono ridotti di circa 932 milioni rispetto al 2011», grazie alla regolarizzazione dei pagamenti ai fornitori. Il collegio, però, «non può non esprimere perplessità circa la mancata appostazione degli interessi passivi verso fornitori, vista l’esistenza di oltre un miliardo di euro di debiti». Tra gli “sprechi”, viene annoverata la «illegittima assunzione di personale al di fuori della pianta organica», ossia la mancata ricollocazione dei dirigenti in esubero o in eccedenza e l’ingiustificata monetizzazione di ferie non godute a chi è andato in pensione, motivo per cui «il Collegio ha provveduto a trasmettere i documenti alla Procura regionale della Corte dei Conti». Non convince neppure il ricorso all’istituto della proroga contrattuale, ritenuto illegittimo. Nello specifico viene contestato il numero delle convenzioni sottoscritte con altri plessi sanitari, giustificato dalla carenza di medici. I revisori chiedono che, in quest’ottica, siano resi noti i risultati di uno screening che pure era stato affidato alla direzione sanitaria, in merito all’utilizzo delle risorse umane. Dito puntato, poi, contro l’ingiustificato affidamento di incarichi a professionisti esterni (in particolare per quanto riguarda gli avvocati che costerebbero un piccolo patrimonio all’Azienda di via Nizza). Insomma, un invito a tagliare ancora, per rientrare nei parametri previsti dalla legge.

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