Asi, nessuno vuole lasciare i capannoni 

Pioggia di ricorsi al Tar contro il Comune di Battipaglia Le ditte dell’area industriale: «Va annullata l’ordinanza»

BATTIPAGLIA. Pioggia di ricorsi in zona industriale: nessuno vuol lasciare i capannoni. A nulla servono le ordinanze dei tribunali e le diffide dei dirigenti comunali: altre sei ditte si oppongono ai diktat di Palazzo di Città, che aveva imposto la cessazione immediata delle attività produttive all'interno dei capannoni di viale Europa, frazionati senza il nulla osta del Consorzio Asi. Il cippo della discordia si erige nell'area produttiva battipagliese, tra le fabbriche che da anni sono al vaglio delle toghe della giustizia amministrativa.
Sei delle otto imprese insediate, senza il placet dell'Asi, nei capannoni della SoGe di Giuseppe Pontecorvo, azienda della quale sono affittuarie, si sono rivolte di nuovo al Tar campano: la L.G. Officine, la Hytaca, la Maxmetal di Massimo Esposito, la Dcs di Antonio Marotta, la Sapla e la A&A Service. Chiedono l'annullamento dell'ordinanza d'inizio marzo 2018, con la quale il dirigente municipale delle attività produttive Giuliano Caso, il numero uno dell'area urbanistica Carmine Salerno e il responsabile del Suap Fernando De Vita hanno disposto la cessazione immediata delle attività esercitate all'interno dello stabilimento della SoGe: un atto consequenziale alle ordinanze dei giudici del Tar prima e del Consiglio di Stato poi, che avevano bocciato il frazionamento e l'insediamento, avviati dalla SoGe senza il nulla osta dell'Asi, ritenendo che «il progettato intervento di frazionamento dell’immobile e di insediamento di nuove ditte deve essere realizzato in accordo con le norme Asi e non può avvenire tramite Cila» e che «nell’area di Battipaglia, il Consorzio Asi di Salerno mantiene i poteri di valutazione e controllo».
Conseguenze del caos generato dalla delibera del consiglio comunale del 2011, che stabilì il recesso di Battipaglia dal Consorzio Asi: a Palazzo di Città si ritenne che tanto bastasse per autogestire l’area industriale, ma nel 2017, pronunciandosi sull’insediamento di “Agrifina” nell’area Interporto, il Consiglio di Stato ha chiarito che comanda l’Asi.
Da lì i pronunciamenti giudiziari sui capannoni della Soge e l'ordinanza comunale, ma pure gli altri atti impugnati: le sei ditte, infatti, chiedono pure l'annullamento delle note d’aprile scorso con le quali Angelo Mascolo, dirigente tecnico del Consorzio Asi, ha ritenuto irricevibili le istanze di Scia, la segnalazione certificata d’inizio attività, trasmesse dalle imprese, che, per il tecnico, «non risultano insediate».
Carmine Landi
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