Asi e Consorzio, Francese corre ai ripari 

Dopo la sentenza chiede un incontro «per tutelare gli imprenditori». Motta: «Ingannati dagli incantatori di serpenti»

A Palazzo di Città si corre ai ripari. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato sul caso “Agrifina”, che ha stabilito che l’ultima parola sull’area industriale spetta al Consorzio Asi, la segretaria comunale scrive ai dirigenti. Pure la sindaca accetta il verdetto e chiede il confronto ai vertici dell’Ente consortile, che invocano stabilità. «Vi invito alla conformazione degli atti in giudicato»: si legge in una nota che Brunella Asfaldo, segretaria generale di Palazzo di Città, ha inviato ai dirigenti comunali. «La sentenza - scrive la Asfaldo - impone che il Comune si adegui e fughi ogni dubbio sull’obbligatorietà del nulla osta all’insediamento». Sarà dunque necessaria la licenza dell’Asi. «Parola certa - aggiunge la segretaria - anche sulla destinazione delle aree, aspetto sul quale s’era registrata una dicotomica posizione tra struttura tecnica e avvocatura».
Intanto però gli imprenditori tremano: dal recesso comunale dall’Asi, a marzo del 2011, il Comune ha rilasciato circa 50 licenze a industriali che si sono insediati o hanno effettuato varianti senza il nulla osta consortile. E ora guarda a loro Cecilia Francese: «Ci confronteremo con i vertici dell’Asi - dice - affinché gli imprenditori non subiscano danni, trovando una soluzione ottimale per chi intende investire sul nostro territorio». E spiega: «L’indirizzo politico che avevamo dato era in applicazione delle precedenti decisioni della giustizia amministrativa».
Parole simili a quelle di Francesca Napoli, assessora al Suap. Si va dunque verso l’intesa, auspicata sette mesi fa dall’assessora Stefania Vecchio, bloccata in maggioranza. Accordo con il presidente dell’Asi, il battipagliese Antonio Visconti, che ha vinto la battaglia legale ma non sorride: «Il Comune di Battipaglia non è più socio del Consorzio, che mantiene la competenza sull’area industriale. In mezzo c’è il dispiacere per gli imprenditori lasciati nel caos. Ora bisogna garantire stabilità e certezza delle regole».
E sui referenti politici, Visconti commenta: «Ripetutamente ne parlano, ma raramente s’informano».
Gerardo Motta se l’aspettava: «Ho avuto ragione. Ero favorevole al recesso, ma dissi da subito che quella fuoriuscita, senza gli atti consequenziali, sarebbe stata vana». Parla di «imprenditori ingannati dagli incantatori di serpenti» e di «pseudo imprenditori che hanno preso i migliori terreni per fare cattedrali nel deserto». E lancia un monito alla Francese: «S’è fidata erroneamente della vecchia amministrazione, dei soloni in Consiglio e dei dirigenti professoroni; ora faccia prevalere la ragione».
Su tutte le furie il consigliere di maggioranza Valerio Longo, che ritiene «irrispettosa» la sentenza: «Nessuno, nemmeno il Consiglio di Stato, può determinare un esproprio delle competenze assegnate per la gestione del territorio». Il forzista parla dell’Asi come d’un «Ente inutile e al collasso finanziario».
Furia bipartisan: pure Davide Bruno del Pd si scaglia contro i giudici. «Prima si dice che deve decidere il tribunale civile, che afferma la potestà del Comune, e poi il Consiglio di Stato genera un illogico caso». E aggiunge: «O si annulla il recesso o si chiede lo stralcio dell’area».
Carmine Landi
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