Ascoltati i medici indagati I verbali inviati a Viggiani

Atti secretati dopo l’audizione dinanzi alla commissione interna dell’ospedale Brigante ha spiegato che la lista d’attesa del suo reparto non è collegata al Cup

Un incontro a porte chiuse, definito “cordiale”, nel quale i due medici del Ruggi indagati nell’ambito dell’inchiesta della Procura sull’ospedale (i dottori Luciano Brigante e Renato Saponiero), sono stati sentiti dalla commissione d’indagine interna. Al termine dell’audizione sono stati redatti due verbali che sono stati secretati e inviati al direttore generale del Ruggi, Vincenzo Viggiani. Il manager dovrà decidere i provvedimenti da adottare che possono arrivare fino alla sospensione. I due medici sono stati sentiti dai membri della commissione (il direttore sanitario Angelo Gerbasio, il professore Antonello Crisci, il dottore Ennio Clemente e Pierluigi Pappalardo, responsabile dell’anticorruzione) insediatasi all’indomani dell’apertura dell’inchiesta su presunte mazzette per aggirare le liste d’attesa nel reparto di Neurochirurgia.

Durante il colloquio si è parlato delle liste dei pazienti e della loro formulazione, argomento particolarmente dibattuto in questi giorni, all’indomani dell’apertura dell’inchiesta. Il primario di Neurochirurgia Luciano Brigante ha evidenziato che le liste d’attesa nel suo reparto non sono collegate al Cup, il Centro unico di prenotazione. Vale invece il principio dell’urgenza di fronte al quale non ci sono liste: i casi vanno trattati in regime di priorità perché si tratta di pazienti che non possono attendere e quindi inevitabilmente scavalcano i casi meno gravi.

La deposizione di Renato Saponiero, direttore del dipartimento di Neuroscienze, ha avuto come tema principale il fatto che Saponiero, nella sua qualità di direttore di dipartimento, non ha alcun accesso alle liste della Neurochirugia il cui controllo non rientra nelle sue prerogative, avendo invece competenza su budget, ricerca e turni e sulle liste d’attesa del reparto da lui diretto, la Neuroradiologia. Ieri intanto il presidente dell’Ordine dei medici Bruno Ravera è intervenuto sull’inchiesta precisando che «non bisogna cadere nell’erroneo convincimento che il modus operandi dei singoli sanitari coinvolti nelle indagini debba ritenersi esteso per analogia alla generalità dei professionisti del Ruggi». L’invito alla stampa è di «specificare ruoli e responsabilità soggettive, per non ledere la fiducia del cittadino nella struttura ospedaliera».

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