Arrivati in Procura gli atti del Vaticano sui conti di Scarano

Ora la Finanza può risalire a tutti i flussi in entrata e uscita E dallo Stato pontificio aspettano i documenti italiani

L’annuncio che il Vaticano aveva risposto a tutte le rogatorie su monsignor Nunzio Scarano lo aveva dato a fine novembre padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, spiegando che la documentazione era stata trasmessa all’Ambasciata italiana. Ora quegli atti sono arrivati alla Procura di Salerno e già da qualche giorno sono nelle mani del nucleo tributario della Guardia di Finanza, che conta così di ricostruire tutte le movimentazioni in entrata e in uscita sui conti bancari del prelato, risalendo ai nomi di chi gli affidava denaro e a eventuali esportazioni illecite di quei soldi verso istituti esteri. Alla ricostruzione di questo intreccio punta la proroga di indagini ottenuta dal sostituto procuratore Elena Guarino, che ha messo sotto inchiesta il sacerdote e altre sessanta persone con l’accusa di riciclaggio, per uno scambio tra assegni circolari e denaro contante che servì a don Nunzio per estinguere un mutuo senza rivelare la provenienza del denaro dal suo conto corrente. Dopo una prima rogatoria, che rivelò l’esistenza di altri quattro conti correnti nella disponibilità del monsignore oltre ai due già noti, la Procura di Salerno aveva inviato allo Stato Pontificio un’integrazione per chiedere l’inoltro di tutta la documentazione contabile riferibile a quei rapporti bancari. Il Vaticano, con una decisione storica, ha soddisfatto la richiesta e ha ottemperato anche alla rogatoria della Procura di Roma, dove è iniziato a dicembre il processo a Scarano con l’accusa di corruzione, per il tentativo di far rientrare illegalmente dalla Svizzera venti milioni di euro attribuiti agli armatori salernitani D’Amico.

Adesso è la Santa Sede che aspetta dalla magistratura italiana una risposta alla rogatoria inviata a luglio dall’Ufficio del promotore di giustizia vaticano, che sulle movimentazioni finanziarie di Don Nunzio ha aperto un’inchiesta autonoma. A sottolinearlo è stato ieri lo stesso promotore di giustizia, Gian Piero Milano, nella sua relazione per l’apertura dell’anno giudiziario vaticano. Il caso del contabile dell’Apsa arrestato lo scorso giugno (e tuttora agli arresti domiciliari nella sua abitazione a Salerno) è stato preso a riferimento emblematico del nuovo corso nei rapporti tra Santa Sede e giustizia italiana. «La nostra richiesta – ha evidenziato Milano – si è incrociata con altre due di provenienza italiana (dalle Procure di Roma e Salerno) sulla stessa fattispecie, alle quali si è data esecuzione in tre mesi circa. Sono comunque in corso – ha aggiunto – utili riflessioni e contatti per snellire, per quanto possibile, le procedure di cooperazione». Il pg ha poi rivelato che nel 2013 sono pervenute dall’Italia cinque richieste di rogatorie penali: «A tutte è stata data esecuzione, nella ferma convinzione della necessità di collaborare soprattutto per fronteggiare la criminalità in alcuni settori».

In attesa che l’inchiesta vaticana e quella di Salerno facciano il loro corso, per monsignor Scarano è fissato a domani il secondo appuntamento del processo a Roma, con l’audizione dei primi testi. L’udienza però non si farà, a causa dello sciopero nazionale delle Camere penali. E anche quella del 16 gennaio potrebbe slittare, perché la difesa chiede tempo per esaminare i documenti.

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