LOTTA AL TERRORE

Arresto dell'ufficiale dell'Isis a Battipaglia: Cinque anni fa falsario dei jihadisti in manette

Acciuffato a Bellizzi l’algerino dei documenti agli attentatori di Parigi e Bruxelles

BELLIZZI - Cinque anni fa l’arresto del falsario dell’Isis: l’esperto informatico accusato di aiutato in questo modo anche tre terroristi delle stragi di Parigi del 13 novembre 2015. Djamal Eddine Ouali, algerino, fu arrestato a Bellizzi, in via Roma, mentre si trovava alla fermata dell’autobus in direzione di Salerno. Dopo l’arresto eseguito dagli agenti della Digos, Ouali fu estradato in Belgio dove gli investigatori avevano trovato, nel suo appartamento di Bruxelles, circa mille immagini digitalizzate riferibili a documenti d’identità fasulli. Il falsario dell’Isis aveva trovato ospitalità a Montecorvino Pugliano dove, all’epoca dei fatti, abitava una sua parente.

Sulla presenza dell’algerino nella Piana del Sele furono eseguite accurate indagini dalla sezione antiterroristica della Procura di Salerno. Gli inquirenti riuscirono ad identificare altri Nordafriacani che avevano trovato ospitalità all’algerino e, in qualche modo, favorito la sua fuga dal Belgio dopo che era stato spiccato un mandato di cattura europeo a suo carico. Gli inquirenti si misero alla ricerca di eventuali collegamenti dell’Isi nel Salernitano, ma senza successo. le indagini sui supporti informatici dell’algerino, invece portarono ad aprire un altro fascicolo d’indagine, ma non per terrorismo.

Sul pc dell’algerino furono trovati oltre mille file con materiale pedoponografico. L’algerino, infatti, finì sotto inchiesta anche per detenzione di materiale pornografico realizzato utilizzando minorenni. Il “genio informatico” che fabbricava documenti falsi ai jihadisti, nascondeva su due pen-drive i video e le foto. Le due memorie portatili furono sequestrate dalla polizia il giorno dell’arresto, avvenuto il 26 marzo a Bellizzi. Gli agenti eseguirono una serie di perquisizioni domiciliari anche a Montecorvino Pugliano dove l’algerino era domiciliato dal suo arrivo in Italia.

La polizia recuperò tutto quanto di informatico era in suo possesso per risalire ad eventuali collegamenti con le “cellule” jihadiste operanti nell’Europa centrale. Tra i file recuperati c’erano, appunto, quelli che contenevano chiare immagini di pedopornografia.