Arresti e accuse alla prova del Riesame 

Fissata l’udienza. Intanto la Procura valuta lo stato di salute di Pignataro, che era stato scarcerato per gravi patologie

Si svolgerà il 14 settembre l’udienza davanti al Tribunale del Riesame di Salerno per discutere sulle misure cautelari e relative accuse di camorra e voto di scambio a carico del boss Antonio Pignataro e di Carlo Bianco, Ciro Eboli e Luigi Sarno. Sarà la prima prova di solidità dell’inchiesta svolta dalla Procura antimafia. Di fatto il presunto patto tra Pignataro, i due candidati Eboli e Bianco, e Luigi Sarno (che aveva pressoché il monopolio dell’attachinaggio) prevede uno scambio con contropartite: è questo il cuore dell’inchiesta. Da una parte ci sono i voti, insufficienti per la vittoria dei due candidati eppure arrivati, e dall’altra i favori, in questo caso concentrati sul terreno per la costruzione della Casa famiglia al Vescovado. Il quadro si completa con il progetto di Bianco, il quale avrebbe voluto punire con una rapina il datore di lavoro di un’amica (a cui non era stato concesso il congedo per gravidanza), senza escludere conseguenze più pesanti fino allo stupro della moglie.
Tra gli aspetti da approfondire c’è anche lo stato di salute di Pignataro, che dopo aver confessato l’omicidio di Simonetta Lamberti (ed essere stato condannato a 30 anni) è stato scarcerato per gravi patologie. Secondo le carte mediche era malato al fegato al punto da non poter stare in cella, ma ora anche questo aspetto è all’attenzione della Dda, che vuole capire se le sue condizioni fossero migliorate, al punto da rimetterlo in condizione di perseguire progetti criminali, o se possano farsi altre ipotesi.
L’altro filone dell’inchiesta, meno pesante dal punto di vista delle accuse contestate ma assai pericoloso per la tenuta politica di Nocera Inferiore, è quello della corruzione elettorale “semplice”, con voti “comprati” – secondo le accuse – dal consigliere Nicola Maisto eletto con la lista “Uniti per Torquato”. Quella lista con quattro consiglieri eletti, bacino di consenso per il sindaco rieletto Manlio Torquato, è finita al centro degli approfondimenti investigativi proseguiti per tutta l’estate, fino agli ultimi giorni, con interrogatori senza pausa di persone informate sui fatti. Su tutto l’ombra del denaro, che riempie le pagine dell’informativa di reato con nomi di politici, fatti perlopiù da Luigi Sarno, il quale contrattava e programmava scambi, modalità di conferma del voto tramite fotografie da fare alla scheda elettorale, biglietti di propaganda e tariffe, dai quaranta ai cinquanta euro.
Sulle decisioni del Riesame potrebbero pesare le valutazioni su una precedente indagine dell’Antimafia, quella ribattezzata “Un’altra storia”, condotta dai carabinieri del Ros contro il cosiddetto clan Cuomo, che per la Cassazione non aveva però connotazione camorristica ma quella di una mera associazione a delinquere. Intanto lo scenario politico resta fumoso: alla possibilità dell’invio di una commissione d’accesso da parte della Prefettura si accompagnano incomprensioni e malumori interni, che non risparmiano maggioranza e partiti, fino ad arrivare al “cerchio magico” di Torquato. Da esponenti politici di sua fiducia provengono le prime richieste di chiarimenti trapelate a partire dal giorno del blitz, dopo un comunicato diffuso dal primo cittadino via social che nulla aggiungeva. Ora in consiglio comunale Maisto non c’è più: si è dimesso. Ieri si sono visti gli eletti del Pd e poi i capigruppo, per un punto, il primo dal giorno degli arresti. Prima nessuno, neanche il sindaco, aveva avuto modo o voglia di un faccia a faccia per prendere posizione.
Alfonso T. Guerritore
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