PIRATERIA

Arrestato un somalo coinvolto nel sequestro della Savina Caylyn

La petroliera italiana è di proprietà dell'armatore "F.lli D'Amato S.p.a." di Napoli

ROMA - Le responsabilità del richiedente asilo sono emerse dal confronto delle sue impronte digitali, ora assunte nelle fasi dell'identificazione, con quelle repertate nel gennaio 2012 a bordo della "Savina Caylyn" da un team del R.I.S. di Roma, affluito nel Golfo Persico con personale del R.O.S. dopo il rilascio della motonave.

Gli accertamenti, considerato che nessun membro dell'equipaggio era di etnia africana, forniscono probanti indicazioni che Mohamed Farah abbia fatto parte del gruppo di pirati che sequestrò la "Savina Caylyn". L'8 febbraio 2011, intorno alle ore 5.30, a circa 800 miglia dalle coste della Somalia, la petroliera italiana "Savina Caylyn" proprietà dell'armatore "F.lli D'Amato S.p.a." di Napoli (nave gemella della "Enrica Lexie" coinvolta nel febbraio 2012 nell'episodio che condusse al trattenimento detentivo in India dei Maro' Salvatore Girone e Massimiliano Latorre), mentre era in navigazione nelle acque dell'Oceano Indiano venne sequestrata da un gruppo di pirati somali che la abbordò assaltandola a colpi di razzi controcarro e armi automatiche.

Assunto il controllo della petroliera, la Savina Caylyn fu condotta nella rada di Raas Cusbard, località prossima al centro abitato somalo di Harardhere, dove rimase per oltre 10 mesi prima di essere liberata e presa in custodia dalla Marina Militare italiana.