Argento in silenzio davanti al giudice

Il tecnico accusato di tangenti non risponde alle domande ma annuncia la stesura di un memoriale difensivo

Non risponde Giovanni Argento. Accusato di aver preso tangenti dagli imprenditori casertani Nicola Madonna e Attilio Guida per favorirli negli appalti, il funzionario comunale è rimasto in silenzio mentre il giudice dell’udienza preliminare Dolores Zarone gli contestava tutti i capi d’imputazione e gli episodi corruttivi per i quali è da quasi due settimane agli arresti domiciliari. Secondo il gip, Argento utilizzava «sistematicamente lo strumento corruttivo, sfruttando la sua posizione di funzionario pubblico per ricavarne benefici economici», come si legge nell’ordinanza che ha disposto la misura cautelare e in cui sono citate alcune conversazioni che confermerebbero le “mazzette”. Il funzionario è l’unico dei cinque arrestati ad essersi avvalso della facoltà di non rispondere, ma il suo avvocato, Raffaele Francese, ha fatto sapere di stare preparando un memoriale difensivo che sottoporrà nei prossimi giorni alla Procura. Entro fine settimana presenterà intanto l’istanza al tribunale del Riesame per la revoca della misura cautelare, disposta dal gip per evitare rischi di reiterazione del reato.

Venerdì mattina i giudici del Riesame esamineranno già la prima richiesta di remissione in libertà, presentata dall’avvocato Francesco Perone per il tecnico Francesco Mainolfi e motivata, tra l’altro, con la circostanza che l’architetto ha lasciato già da qualche tempo il suo incarico a Palazzo di Città. La prossima settimana toccherà invece all’ex sindaco Giovanni Santomauro, la cui posizione dovrebbe essere discussa dal Riesame nella giornata di lunedì. Nel frattempo il gip Zarone dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta di libertà formulata venerdì scorso subito dopo l’interrogatorio, sulla quale si attende ancora il parere della Procura. Santomauro ha risposto per circa due ore e mezzo alle domande del giudice e dei sostituti rpocuratori Rosa Volpe e Rocco Alfano, assicurando di aver incontato una sola volta Nicola Madonna (in carcere con l’accusa di fare gli interessi della camorra casalese) e di non aver obbligato nessuna donna ad avere con lui rapporti sessuali in cambio di promesse di lavoro. Quelli registrati dalle microspie nel suo studio al Comune sarebbero stati rapporti consenzienti, con amiche di vecchia data con cui, al contrario di quanto hanno dichiarato le donne, sarebbero già intercorse relazioni. Per testimoniarlo, i suoi legali Cecchino Cacciatore, Leonardo Mastia e Andrea Di Lieto hanno consegnato una lista di luoghi e giorni in cui sarebbero avvenuti gli altri incontri, indicando le persone che ne erano informate.

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