Area marina di Santa Maria Stop a Ministero e Parco

I giudici del Consiglio di Stato accolgono il ricorso del comune di Castellabate Niente applicazione fino alla decisione del Tar. Spinelli: «Ora confrontiamoci»

CASTELLABATE. Il Consiglio di Stato accoglie l’istanza cautelare del Comune di Castellabate contro il Ministero dell’Ambiente e l’Ente Parco e blocca il regolamento di esecuzione ed organizzazione dell'Area marina protetta di Santa Maria. Secondo i giudici «le esigenze dell’amministrazione appellante (le cui ragioni non appaiono allo stato palesemente infondate) sono tutelabili adeguatamente con la sollecita fissazione del giudizio nel merito in primo grado».

Quindi rimanda il tutto al giudizio di merito da parte del Tar, che, in prima istanza, aveva rigettato la richiesta del comune. «È un passo avanti – spiega il sindaco di Castellabate, Costabile Spinelli - il Consiglio di Stato ritiene fondate le nostre ragioni. Questo avvalora la tesi del comune: si deve andare verso la ridefinizione di alcuni aspetti del regolamento dell’area protetta che secondo noi non sono stati adeguatamente condivisi».

Spinelli chiederà ora a Parco e Ministero l’apertura di un tavolo di confronto per cambiare il regolamento approvato con decreto e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 30 aprile scorso. Perché, afferma il sindaco, «non siano state recepite le osservazioni formulate dal Comune di Castellabate, dunque, non si è tenuto conto delle peculiarità e delle esigenze legate al contesto economico e turistico locale».

Proprio per rappresentare formalmente le ampie riserve che l'Amministrazione comunale nutriva sul provvedimento, il sindaco ed il vice sindaco, tennero, mesi fa, un incontro con il Direttore dell’Ente Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, assieme ad una rappresentanza degli operatori locali, per verificare quali margini di azione sussistessero, ma senza esito. Spinelli aveva chiesto che il Ministero tornasse sui propri passi «favorendo un regolamento che salvaguardi la natura e il mare ma che sia anche attento alle esigenze di tutti gli operatori e degli addetti ai lavori».

«Non sono d’accordo su un regolamento – sottolinea il primo cittadino - calato dall’alto senza condivisione, che non tiene conto dello sviluppo dell’area. Questo perché una sua applicazione rigorosa arriverebbe a cancellare o limitare fortemente le attività, quali la pesca, le immersioni, il biporto, ecc.. Quindi – conclude - credo che le regole debbano essere costruite insieme, in modo da favorire la tutela della natura ma anche usi e consuetudini dei cittadini». La zona interessata dalle limitazioni alle attività è quella compresa tra Punta Tresino e Vallone Maroccia.

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