Arcigay ai parlamentari: «Dite no alla omotransfobia»

In una lettera Ottavia Voza, presidente del gruppo “Marcella Di Folco”, esprime preoccupazione per l’inserimento di un nuovo emendamento nella legge Reale-Mancino

Ottavia Voza (foto), presidente di Arcigay “Marcella Di Folco” Salerno, lancia un appello ai parlamentari campani: in una lettera ha espresso la preoccupazione delle associazioni Lgbt per l’inserimento, nella discussione sulla proposta di legge per l’estensione della Reale-Mancino ai reati motivati da omotransfobia, di un emendamento che vorrebbe salvaguardare la già garantita libertà di espressione, introducendo una “pericolosa” legittimazione di opinioni.

«Tra poche ore – si legge nel testo – si riaprirà alla Camera il dibattito sulla legge contro l’omofobia e la transfobia. Il testo licenziato dalla Commissione giustizia prima dell’interruzione estiva non estende ai reati di origine omotransfobica le aggravanti previste dalla legge Mancino Reale all’articolo 3: da più parti veniamo rassicurati che questa lacuna verrà colmata in aula attraverso un emendamento sul quale saremmo pronti a concentrare tutta la nostra fiducia e il nostro sostegno. Tuttavia, quell’emendamento sembra destinato a contenere, oltre alle aggravanti, un ripensamento sull’impianto generale della legge, volto a contenerne l’efficacia in nome della tutela della libertà di opinione, sancita dalla nostra Carta Costituzionale. L’estensione della Reale Mancino ai crimini di origine omofobica e transfobica andrebbe così a coincidere con un ridimensionamento dell’efficacia della norma, o quantomeno con una complicazione dei procedimenti che dovranno avvalersene, a danno di tutti i gruppi contemplati, dalle minoranze etniche a quelle religiose, alle persone omosessuali e transessuali. In un Paese in cui il clima d’odio, quali che siano autori e bersagli della violenza, ha raggiunto livelli allarmanti - conclude Voza nella sua missiva - ci sentiamo di scongiurare l’eventualità che questa classe politica decida di abbassare la soglia di tolleranza dinanzi a questi fatti, inserendo dei “se” e dei “ma” in una deriva culturale che andrebbe invece respinta senza incertezze». Al Parlamento la comunita Lgbt chiede «di dire basta a chi discrimina, chi insulta, chi istiga all’odio, chi picchia, chi ferisce, chi stupra. Chiediamo alle elette e agli eletti di dirlo apertamente, senza “se” e senza “ma”».