anselmo botte della cgil 

«Aprire le caserme ai rifugiati E guardare al modello Riace»

SALERNO. Aprire le caserme ai migranti, invitando contestualmente tutti i 158 sindaci del territorio salernitano ad aderire all’accordo Anci-Ministero per l’accoglienza. È la proposta di Anselmo...

SALERNO. Aprire le caserme ai migranti, invitando contestualmente tutti i 158 sindaci del territorio salernitano ad aderire all’accordo Anci-Ministero per l’accoglienza. È la proposta di Anselmo Botte della Cgil per fronteggiare l’emergenza sbarchi e scongiurare tensioni e proteste che hanno caratterizzato l’ultimo arrivo di extracomunitari al porto commerciale di Salerno. «Bisogna invece arrivare preparati per affrontare una stagione intensa di arrivi, già a partire da questa settimana», sottolinea.
Secondo lei, cosa non ha funzionato questa volta?
Ci sono diversi aspetti da tenere in considerazione. Innanzitutto non giovano le lungaggini delle procedure di riconoscimento, che da un anno sono molto più rigide. Tra raccolta delle generalità, fotosegnalazioni e impronte digitali, possono essere necessari anche venti minuti a migrante: moltiplicati per mille, è facile capire quanto tempo sia necessario per chiudere questa prima procedura burocratica. Poi il caos verificatosi a Cicerale è figlio, a mio avviso, di un mancato coinvolgimento preventivo delle amministrazioni. Stando alle dichiarazioni rilasciate dal sindaco, il Comune è stato avvisato della disponibilità di un ex opificio di un privato, solo in extremis, mentre ritengo che l’intervento avrebbe dovuto essere preventivo. I Comuni devono svolgere un ruolo di interfaccia, mi voglio augurare che non vi siano sindaci ostili ad ospitare sul proprio territorio i migranti per pochi giorni.
Di cittadini ostili, però, ce ne sono.
Purtroppo siamo inondati da reazioni xenofobe, basta dare uno sguardo ai social. Ma il territorio si è dimostrato capace di accogliere. Per questo penso che, in vista dei prossimi sbarchi, Salerno, che è stata capofila, potrebbe addossarsi anche questa incombenza ed aprire le porte delle caserme. Un pò come si fa a Pozzallo o nelle zone dove si vive in continua emergenza. Le caserme, che hanno i necessari requisiti igienico-sanitari, potrebbero dunque ospitare i migranti in attesa del disbrigo delle procedure di riconoscimento.
E gli altri Comuni?
Potrebbero fare di più, aderendo all’accordo sottoscritto dall’Anci e dal Ministero, che prevede l’accoglienza per ogni territorio, di un numero di migranti proporzionato alla popolazione. Allo stato, purtroppo, non avviene, perché i 3500 stranieri smistati nei centri di accoglienza del territorio salernitano, sono ubicati in solo 20 comuni su 158 totali. Mi appello alla buona volontà dei sindaci affinché si possa organizzare una distribuzione equa, tesa in questo modo ad evitare tensioni. Auspico anche che qualche comune del Cilento possa decidere di seguire l’esempio di Riace.
Si spieghi.
Il comune calabro era praticamente scomparso, perché si era spopolato. Le scuole erano vuote, le attività artigiane avevano chiuso. Insomma, non c’era nessuna vitalità nè sociale, nè economica. Qualche anno fa il sindaco si rese disponibile ad una accoglienza diffusa dei migranti. Le scuole hanno riaperto e anche le attività commerciali. Non solo il paese si è ripopolato, grazie alla presenza degli stranieri, ma è diventato un caso di studio in tutto il mondo, un esempio di accoglienza, ed il primo cittadino è stato anche premiato.
Un modello ideale.
Ma non per questo irrealizzabile. Dobbiamo accettare il fatto che esiste un’emergenza da fronteggiare, imminente e nella quale siamo coinvolti in prima linea. Quindi è necessario attrezzarsi nel migliore dei modi per allontanare il rischio che possano verificarsi ancora episodi come quello di Cicerale.
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