«Applicheremo il metodo al traffico di armi e droga»

Il procuratore Franco Roberti teme che la navigazione sommersa sulla rete sia adottata anche dalle grandi organizzazioni criminali per gestire affari illeciti

SALERNO. I server non sono stati ancora individuati. Al momento non è neanche certo che siano in Italia, molto verosimilmente la banca dati – in cui confluivano i milioni di files recuperati dai computer sequestrati agli adepti italiani delle due associazioni di pedopornografi – sono in un Paese extraeuropeo. Anche per questo il materiale sequestrato sarà passato all’Interpol.

Una cosa, però, è certa: le modalità investigative e le tecnologie adoperate per arrivare all’identificazione delle dieci persone accusate di associazione a delinquere per scambio e divulgazione di materiale pedopornografico, hanno scoperto una nuova frontiera per le indagini al crimine. Ne è convinto il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Salerno. «E’ un modello – ha detto Franco Roberti – che utilizzeremo in futuro anche per altre indagini, come il traffico di droga e di armi».

L’equazione è semplice: come i pedopornografi utilizzano la rete profonda, quella non accessibile attraverso i tradizionali motori di ricerca, è probabile che se ne servano anche le grandi organizzazioni criminali per organizzare e gestire i loro traffici.

«Ci faremo promotori presso la Procura nazionale antimafia – ha annunciato il procuratore Roberti – di una proposta di un convegno nazionale a Salerno per capire come organizzarci al meglio».

Altro aspetto sottolineato da Roberti è il coordinamento in corso con altre Procure italiane. La donna catanese vestita da suora, che aveva rapporti con il figlio di otto anni, è stata raggiunta da una misura cautelare della locale magistratura, ma era indagata da Salerno.

Roberti ha spiegato pure il motivo per cui ad occuparsi della vicenda è stata la Direzione distrettuale antimafia, perché i reati di pedopornografia, dopo che l’Italia ha recepito la convenzione di Lanzarote, sono di competenza della Dda.

Dalle indagini è emerso che le associazioni e i gruppi di pedopornografia che operano in rete sono diversi e hanno nomi espliciti: “Pedobuc” , “Lolita City”, “Amo le bimbe” e via di seguito. Difficile quantificare quanti siano gli adepti nel mondo, ma è verosimile che siano migliaia.

I due gruppi oggetto dell’indagine coordinata dalla Procura di Salerno, durata circa nove mesi, si chiamavano “Peditalia” e “Amici italiani”. Con l’operazione “Nessun dorma” , scattata all’alba di ieri, la Procura ritiene di averli smantellati. Di sicuro,essendo stati scoperti diversi adepti ,i due gruppi ormai sono bruciati.

Ma la rete, per sua natura, è liquida e queste immagini pedopornografiche, molto richieste , troveranno nuovi canali distributivi.

Tra l’altro, gli investigatori ieri hanno detto che, purtroppo, i milioni di files sequestrati non sono neanche cancellabili. Probabilmente lo saranno se e quando si arriverà a scoprire dove sono installati i server.

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