LA LETTERA

Appassionato docente, insegnare è il più bel mestiere del mondo

di Mariella Marchetti

Appassionato docente, in questi giorni avverti il sottile male dell’anima che a settembre si insinua nella pelle, pervade ogni pensiero, scompiglia e mette in disaccordo sistole e diastole. Chi insegna da tanto tempo ormai lo riconosce, si rassegna a tenerlo a bada e lo ascrive a male di stagione. Avverti la straniante sensazione di aver perduto la cassetta degli attrezzi e di dover armeggiare con pochi e sparigliati ferri del mestiere inadatti a ricominciare il lavoro, ogni anno più difficile, arduo, in salita per accumulo di responsabilità e incombenze, che sfilaccia anche chi lo ama e lo affronta da titano.

No, non sono troppo lunghe le vacanze estive, non è questa la causa del malessere, lo è sicuramente la preoccupazione di dover ricominciare una dura battaglia in prima linea e su diversi fronti, senza avere alcuna certezza di poterla vincere. Già da oggi si prepara il solito scenario: fronteggiare un drappello di un centinaio di studenti pronti all’assalto o all’ammutinamento. Hai imparato a conoscerli benissimo, uno ad uno, ogni giorno ne tasti il polso del rendimento scolastico e della condizione dell'anima, molto spesso in pena. Così vesti già dalla prima ora l’habitus del missionario che diffonde il vangelo del valore della cultura come unico viatico per la salvezza, anche avendo il ragionevole dubbio che nella vita non è sempre così.

Entri in classe, spieghi con la passione e l’entusiasmo della prima volta, ma ad un tratto qualcuno alza la mano e ti chiede di essere aiutato ad uscire da un pantano di disperazione. Così chiami a raccolta tutti i classici come fossero santi del paradiso in soccorso e dispensi parole per riaccendere di entusiasmo chi non vuole studiare più, perché non crede in nulla più. In un attimo ti trasformi in Virgilio che guida nella selva oscura del dubbio e dell’incertezza, poi nel severo e intransigente Catone Uticense che sprona a compiere il proprio percorso con zelo e perseveranza e lotta per la libertà. Sei Ulisse che pronuncia ogni giorno una “picciola orazione” e spinge al “folle volo” verso ogni sogno di felicità e libertà. Non sono troppo lunghi i giorni delle vacanze, perché è necessario un tempo tutto per te, un “vacuus” mentale dopo i lunghi mesi che hai trascorso a modellare anime, non vasi vuoti, a costruire individui solidi nella cultura e nei principi.

Ti chiedi allora perché sparare sul docente, ultimo estremo baluardo della cultura, cinghia di trasmissione di civiltà e valori, che perfino nei meriggi assolati d’estate ha impressi nella mente i volti e i nomi dei propri alunni, conserva gli articoli di giornale che gli sono sembrati illuminanti per portarli in classe, sottolinea frasi sulle pagine dei libri letti, annota gli appuntamenti con la cultura, pianifica mentalmente cosa andrebbe programmato per fare sempre meglio e di più e talvolta, in solitudine, si ritrova a pensare che in fondo insegnare è ancora il più bel lavoro del mondo.

Buon anno, appassionato docente!