Scafati

Appalti, voti e camorra. Si decide sull’arresto di Aliberti 

Stamane al Riesame nuovo round tra il pm Montemurro e i legali del politico finito sott’inchiesta. L’Antimafia insiste sull’esigenza della misura cautelare in carcere malgrado il no della Cassazione

SCAFATI. Pasquale Aliberti torna in tribunale. Sono passati 227 giorni dal 17 novembre scorso, quando l’ex sindaco di Scafati, ha varcato la soglia del Palazzo di Giustizia di Salerno per la prima udienza del Riesame sull’inchiesta che lo vede accusato di voto di scambio. La seconda volta in 685 giorni, perché tanti ne sono passati da quel 18 settembre 2015, giorno in cui l’Antimafia aprì il fascicolo sul presunto “sistema Scafati”. Un anno, dieci mesi e 20 giorni durante i quali la vita di una comunità è stata letteralmente stravolta. Aliberti non è più sindaco, dopo le dimissioni arrivate a seguito della prima richiesta d’arresto del Riesame, poi bloccata dalla Cassazione; il Comune è stato sciolto per camorra e l’operazione “Sarastra” ha messo nei guai 17 persone.
Questa mattina i giudici del del Riesame dovranno valutare l’esistenza delle esigenze cautelari per il politico e gli esponenti del clan Gennaro Ridosso e Luigi Ridosso. L’udienza è legata alla decisione dello scorso 8 marzo dei giudici della Cassazione. I magistrati del “Palazzaccio” avevano ritenuto fondati gli indizi di colpevolezza, col pesante quadro indiziario confermato in toto. Ma il presidente della sesta sezione della Corte di Cassazione, Vincenzo Rotundo, aveva accolto in parte le considerazioni del procuratore generale che aveva chiesto una misura alternativa al carcere per Aliberti e i due Ridosso.
Stamane pertanto andrà integrato il provvedimento che il Riesame, lo scorso 26 novembre, ha formalizzato per l’allora primo cittadino, accogliendo l’istanza della Dda. Da novembre, però, le cose sono cambiate, come affermato dal Pg nell’udienza in Cassazione.
La decisione di dimettersi da sindaco e il successivo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche, infatti, non renderebbero più necessaria la detenzione in cella. Nonostante questo, però, la procura Antimafia è pronta a chiedere nuovamente l’arresto in carcere per l’ex sindaco Aliberti. Il nuovo ricorso del pm Vincenzo Montemurro punta soprattutto sulla figura di Monica Paolino, moglie di Aliberti e attuale consigliera regionale, e su nuovi indizi, come gli incontri tra i fedelissimi del medico e gli imprenditori Giuseppe e Raffaele Maurelli. Altro aspetto è l’attività social dell’ex primo cittadino, che secondo la procura avrebbe influenzato l’opinione pubblica attraverso post pubblicati su Fb grazie a documenti riservati alla Commissione ministeriale e “girati” da alcuni comunali all’ex sindaco. Infine, c’è l’accusa finita nel ricorso della Dda e che ha portato già ad ascoltare l’ex vice sindaco Giancarlo Fele e l’ex staffista Giovanni Cozzolino: l’inquinamento delle indagini.
Domenico Gramazio
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