Appalti mai eseguiti, cinque arresti 

Assegnazioni per quasi 4 milioni all’Asl Napoli 3, indagati due avvocati salernitani

SALERNO. Giro di società funzionali ad acquisire appalti all’Asl Napoli 3 sud di Torre Annunziata, pagati pur se quasi mai realizzati: indagato anche un avvocato e consulente del lavoro di Salerno e il figlio. Operazione della Dda di Firenze e del Nucleo di polizia Economico-finanziaria di Lucca che hanno eseguito, in Toscana e in Campania, cinque ordinanze di custodia cautelare, 50 perquisizioni e sequestri di beni, per circa sei milioni di euro, nei confronti di 30 aziende, imprenditori contigui al clan dei casalesi e relativi prestanome, e un dirigente dell’Asl 3 di Napoli sud. E tra gli indaganti per associzione per delinquere figurano anche un avvocato salernitano e il figlio, per i quali la Dda non ha chiesto alcuna misura cautelare.
Le indagini ruotano attorno a 50 appalti della Asl Napoli 3 aggiudicati da Sebastiano Donnarumma (arrestato) di Pimonte, responsabile del “Servizio tecnico area sud” della Asl Na 3 sud, violando le norme perché banditi con importi sotto soglia e pagati regolarmente, pur se in gran parte non erano stati eseguiti. I tre principali indagati (tutti agli arresti) sono Alfredo De Rosa, Feliciano e Leonardo Piccolo, che avrebbero gestito anche per interposte persone attività imprenditoriali nell’edilizia residenziale, in provincia di Lucca, con l’acquisizione di appalti pubblici nel Casertano e nel Napoletano. Gli appalti sott’inchiesta valgono un totale 3.750.000 euro, avrebbero visto protagonisti alcune società molte delle quali “apri e chiudi” e intestate a prestanome, attraverso turbative d’asta attuate con “accordi di cartello”, per lavori di somma urgenza e “cottimi fiduciari”. Le ditte del gruppo, a turno, risultavano aggiudicatarie dei lavori. Lo studio dell’avvocato salernitano sarebbe stato elemento di raccordo tra le varie società e avrebbe avuto corrispondenza anche in quello di Follonica, gestito dal figlio. Per gli inquirenti, l’avvocato salernitano sarebbe stato consapevole della fittizietà dei lavori e avrebbe fornito servizi contabili e amministrativi, assicurando un’apparente regolarità delle attività imprenditoriali e della contabilità degli appalti. L’ipotesi d’indagine, tutta ancora da verificare, vedrebbe i due fratelli Piccolo, De Rosa, l’avvocato salernitano e il figlio, più altri. partecipi di un’associazione per delinquere di stampo camorristico al fine di commettere corruzione di pubblici ufficiali, frode in pubbliche forniture, autoriciclaggio a favore delle proprie attività imprenditoriali, falso ideologico, frodi tributarie con emissione utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti. Il tutto finalizzato anche ad agevolare i casalesi della fazione di Zagaria.
Salvatore De Napoli
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