Appalti e incarichi nel mirino della Dda

Dal Polo scolastico ai lavori di riqualificazione urbana: affidamenti per 10 milioni di euro. L’attentato al consigliere Pd

SCAFATI. Appalti per oltre dieci milioni di euro, affidamenti diretti e sotto soglia e incarichi elargiti dal 2011 ai giorni nostri a Scafati. Migliaia i documenti sequestrati dai carabinieri e dalla Direzione investigativa antimafia di Salerno nell’ambito delle indagini su possibili infiltrazioni della camorra negli appalti pubblici con episodi di corruzione e concussione da parte degli amministratori pubblici.

Gli uomini della Dia, insieme ai carabinieri del Reparto Territoriale, hanno sequestrato i progetti più importanti affidati con gare ad evidenza pubblica o con il metodo della procedura negoziata a partire dal 2011.

L’appalto più importante inserito nell’elenco dei sequestri è sicuramente quello del Polo scolastico: a questo appalto sarebbe legato l’avvertimento camorristico fatto al consigliere comunale del Pd Vittorio D’Alessandro. L’Antimafia ha sequestrato tutti i progetti e tutti gli atti relativi in particolare ad una delibera di giugno del 2014, la stessa inviata all’autorità nazionale anti-corruzione presieduta dal magistrato Raffaele Cantone che ricostruiva nei dettagli l’appalto del Polo scolastico in corso.

In quella delibera si ripercorre tutta la vicenda amministrativa a partire dalla fase progettuale a quella della gara affidata alla Tyche, la società che si era aggiudicata i lavori per oltre sei milioni di euro, il cui contratto è stato rescisso per un contenzioso scoppiato sullo smaltimento dei rifiuti.

Ma nel mirino dell’antimafia di Salerno e del pm Montemurro sono finiti anche tutti i lavori di riqualificazione urbanistica e di manutenzione stradale appaltati dal Comune dal 2011 ad oggi. Affidamenti per milioni di euro che hanno riguardato strade, scuole, cavalcavia, rotatorie. Un lunghissimo elenco di gare e lavori già realizzati, molti dei quali ad affidamento diretto perchè sotto soglia.

Tra le più importanti opere vi sono gli impianti per la produzione dell’energia rinnovabile e l’efficientamento energetico degli edifici comunali, il centro sociale Mariconda, il Campo B dello stadio comunale, la manutenzione della pubblica illuminazione, la riqualificazione del quartiere Vetrai, la variante di via Oberdan, le aree esterne e di quartiere, il cavalcavia Longobardi, cavalcavia d’Amaro e la nuova rotatoria con fontana recentemente inaugurata sul Corso nazionale. Ma anche i lavori di adeguamento antincendio di alcune scuole cittadine.

Appalti che sono ora al vaglio degli inquirenti per verificare se sono stati ottenuti attraverso linee preferenziali, magari pagando mazzette sia ad amministratori pubblici che ai clan che operano nella zona. O se coloro che hanno eseguito i lavori sono stati costretti ad avvalersi della società per la sicurezza del lavoro che vede come amministratore unico, Aniello Aliberti, detto Nello, fratello del primo cittadino.

La Direzione distrettuale antimafia ha chiesto il sequestro anche di tutta la documentazione relativa agli incarichi a tempo determinato affidati ai dirigenti e in particolare quelli che si sono occupati di opere pubbliche e appalti in città. E ancora una volta la ricerca dell’antimafia si è indirizzata nel settore nevralgico dell’Ente, quello gestito dalla dirigente Gabriella Camera, responsabile di molti progetti, tra i quali quello del Più Europa e del Polo scolastico.

Gli uomini della Dia con la supervisione del pm Vincenzo Montemurro e dei carabinieri del Reparto Territoriale hanno anche sequestrato tutti gli incarichi affidati a Giovanni Cozzolino, lo staffista che fin dal primo mandato ha affiancato il sindaco Aliberti come uomo di fiducia.

Molti dei documenti sono stati sigillati, nella sede distaccata del comune dell’ex manifattura tabacchi, dove è situato l’ufficio appalti. Altra documentazione è stata portata via per essere esaminata con l’ausilio di un consulente tecnico della Procura già nominato. Le operazioni iniziate ieri mattina alle 8,30 si sono concluse nel tardissimo pomeriggio quando carabinieri e personale della Dia ha lasciato gli uffici comunali portandosi dietro carte e faldoni. L’impressione è che, una volta dentro Palazzo di Città e nei vari uffici, gli agenti siano andati a colpo sicuro. Sapevano cioè cosa e dove cercare. Un’inchiesta, insomma, già strutturata, alla quale serve ora una conferma documentale. Si è solo all’inizio, ma la strada tracciata dalla Dda di Salerno sembra già ben indirizzata.(r.f.)

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