Anziano ferito, a giudizio due carabinieri 

Torchiara, l’imprenditore fu colpito accidentalmente durante il controllo delle armi che custodiva

TORCHIARA. Due carabinieri, il vicebrigadiere Gerardo Iuliano e l’appuntato scelto Mario Cosimo Ciuccio, in servizio alla stazione di Torchiara, sono stati rinviati a giudizio dal gup del tribunale monocratico di Vallo della Lucania, Sergio Marotta, con l’accusa per entrambi di falso ideologico commesso da pubblico ufficiale e per il brigadiere di abuso di potere e di perquisizione personale arbitraria. Sono state, così, accolte le richieste dei sostituti procuratori della Repubblica di Vallo, Paolo Itri ed Ivana Niglio. La prima udienza è fissata per il prossimo 12 marzo.
La vicenda è partita il 24 febbraio del 2017 in seguito alla denuncia dei due carabinieri da parte di un anziano imprenditore del posto: l’uomo, un ottantenne, ricevette la visita dei due militari dopo aver denunciato un’aggressione subita poco prima nella sua azienda da un’altra persona, a causa della mancata consegna di una partita di piastrelle: dopo una lite, quella persona era tornato sul posto e,armato di una grossa sbarra di ferro aveva tentato di colpire l’ottantenne.
Secondo l’imprenditore, una volta recatosi in caserma, i carabinieri anziché interessarsi dell’aggressione gli chiesero conto delle armi da lui possedute a casa, vale a dire se fossero detenute regolarmente o meno. L’anziano si rese disponibile a recarsi in caserma il giorno successivo, ma tornando a casa trovò il vicebrigadiere e l’appuntato che gli chiesero di entrare e, alla presenza della moglie dell’imprenditore avviarono un controllo delle armi. Durante l’operazione, però, sempre secondo la denuncia dell’ottantenne, nel maneggiare una pistola Beretta calibro 3,65 al brigadiere partì un colpo, naturalmente in maniera accidentale, che sfiorò l’addome dell’imprenditore per poi conficcarsi in un televisore. Dopo aver recuperato il proiettile, ma non il bossolo, e aver rimproverato l’imprenditore sul modo in cui custodiva le armi, i militari lasciarono l’abitazione. Nel frattempo la moglie dell’ottantenne, sotto shock a causa dello spavento, fu portata in ospedale per alcuni controlli.
Per i sostituti Itri e Niglio, il brigadiere ed il suo vice, difesi dagli avvocati Carmela Landi e Carmine Sparano del foro di Salerno, hanno falsamente attestato che “per un probabile malfunzionamento dell’arma, e senza alcuna azione esercitata sul grilletto, il cane della pistola andava in battuta contemporaneamente al ritorno del castello provocando l’esplosione di un colpo rimasto inspiegabilmente in canna”, mentre, secondo le risultanze investigative, la dinamica è risultata incompatibile con l’effettivo stato di funzionamento dell’arma, “essendo stato accertato che era normalmente funzionante e che lo sparo non era avvenuto per un malfunzionamento ma in quanto era stato premuto il grilletto quando la pistola aveva la cartuccia in canna e il cane armato”.
L’imprenditore e sua moglie sono difesi dall’avvocato Franco Maldonato, del foro di Lagonegro.
Vito Sansone
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