«Antonio ha restituito la vita a nostro figlio»

Parla il padre del ragazzo cilentano che ha ricevuto alcuni organi del paganese «Abbiamo voluto incontrare la sua famiglia e condividere le nostre emozioni»

PAGANI. «Scrivo dall’altra parte della barricata, portando la testimonianza diretta di chi ha incrociato la sua esistenza con quella del giovane Antonio e continua a portare ‘in giro’ la sua voglia di vita, in un doloroso passaggio di testimone».

Antonio Chiarello ha preso carta e penna ed ha scritto una lettera dopo la pubblicazione dell’intervista a Salvatore e Michela Allocco, i genitori di Antonio, il giovane paganese che perse la vita il 30 aprile 2012. Chiarello è il papà di Francesco, un ragazzo poco più grande di Antonio, il quale ha ricevuto il rene del 18 enne volato in cielo troppo presto.

La famiglia Allocco, infatti, accertata la morte cerebrale del figlio, decise di donare tutti gli organi. Solo il cuore è volato fuori regione, in Sicilia, fegato, reni, cornee, tessuti, tutto è rimasto in Campania.

Tra i beneficiari di questo dono la famiglia Chiarello, originaria del Cilento: «Per chi è in lista di attesa è molto triste pensare che la propria possibilità di vita dipenda dalla “partenza” di qualcun altro. Ma è così e grazie al generoso atto di bontà compiuto dai suoi genitori, quella speranza e quel futuro sottratti ad Antonio si sono miracolosamente moltiplicati per chi, come mio figlio Francesco, ha ricevuto la possibilità di avere grazie al suo rene».

La famiglia Allocco era consapevole dell’importanza di tale gesto, per mamma Michela «far finire tutto così», con la morte, sarebbe stato inutile, uno spreco. «La vita restituita a Francesco è quell’oltre in cui continua a vivere Antonio. «È troppo bello per far finire tutto così. È troppo bello per chiuderlo dentro qualcosa», queste parole della signora Michela alla vista del proprio figlio nel letto d’ospedale – scrive il signor Chiarello – sono l’esempio di quanto grande è la speranza di una madre e di un padre di vedere crescere il proprio figlio».

I Chiarello non si sono limitati a scrivere una lettera, hanno voluto conoscere i genitori di colui aveva salvato la vita del figlio: «Abbiamo voluto conoscere la famiglia Allocco. Michela, Salvatore e Alfonso sono persone tanto discrete e silenziose quanto eccezionalmente coraggiose e di animo nobile. Loro che non avevano potuto scegliere di far continuare a vivere il proprio figlio – prosegue il signor Antonio – hanno scelto di far vivere altri giovani come lui. Hanno scelto di fare vivere il mio, il nostro, Francesco. Nei mesi successivi alla donazione io ho sentito il loro richiamo. Volevo ringraziarli e dare la possibilità alle nostre famiglie di essere un esempio vivente della solidarietà che il dono grandissimo dell’espianto può attivare: perfetti sconosciuti che diventano fratelli e sorelle».

Un desiderio fortissimo che ha superato anche la paura di poter arrecare ulteriore dolore agli Allocco: «Ho passato serate interminabili, con mia moglie Maria, a trovare il modo di raggiungere quella madre e quel padre. Ci siamo incontrati». La famiglia Allocco ha così conosciuto Francesco e i luoghi da lui frequentati, immaginando Antonio “in giro” per questi luoghi. «La partenza di questo ragazzo – chiosa – poteva essere soltanto una tragedia. Il gesto dei suoi genitori ha dimostrato che con la morte può non finire tutto».

Salvatore D’Angelo

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