«Annullare alcune prove della Procura Antimafia» 

Scafati, i legali puntano a rendere inutilizzabile l’attività di Aliberti sui social  Nel ricorso al gip si cerca di far leva anche sul mancato rispetto dei termini

SCAFATI. Annullare il lavoro portato avanti dalla Procura Antimafia di Salerno negli ultimi mesi. La strategia dei legali dell’ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, porta diritto nuovamente al gip dell’inchiesta “Sarastra”, la dottoressa Donatella Mancini. Il collegio difensivo del politico di Forza Italia, composto dagli avvocati Agostino De Caro e Silverio Sica, vuole che il proprio assistito affronti il processo da uomo libero e, in attesa dell’udienza preliminare dopo l’avvenuta conclusione delle indagini per il primo filone dell’inchiesta, hanno presentato una ricca documentazione dopo aver letto attentamente le carte depositate al Riesame dalla Dda.
L’obiettivo adesso è di chiedere di rendere inutilizzabili molte delle prove che l’Antimafia, secondo la difesa, avrebbe presentato in netto ritardo con i termini d’indagine assegnati dal gip al pm Vincenzo Montemurro, titolare del fascicolo. Un ritardo che, se riconosciuto dalla dottoressa Mancini, porterebbe a eliminare una parte dell’attività di “intelligence” effettuata in questi mesi dalla Procura con l’ausilio degli uomini della Dia di Salerno. Gli avvocati De Caro e Sica, infatti, attraverso il ricorso già presentato, sostengono che alcune delle prove raccolte dalla Procura Antimafia di Salerno e finite negli atti consegnati al Riesame lo scorso mese di luglio sarebbero inutilizzabili. Nello specifico, si tratta dell’attività di Pasquale Aliberti attraverso i social network. Proprio la costante presenza su Facebook, infatti, ha indotto i giudici del Riesame, lo scorso mese di settembre, ad accogliere la richiesta bis dell’Antimafia per quanto riguarda l’arresto in carcere per il medico di via Aquino. Quelle consulenze tecniche affidata alla società Marvitek, consulenti tecnici dell’Antimafia in questo procedimento, sarebbero state fatte oltre i termini di proroga concessi al pm dal giudice per le indagini preliminari.
Inoltre, gli avvocati dell’ex primo cittadino hanno presentato ricorso dopo aver appreso dal Riesame che sui nuovi elementi raccolti dalla Procura solo il gip era l’unico magistrato a decidere il da farsi. Un elemento che dunque ha riportato tutto al punto di partenza particolare, poiché la dottoressa Donatella Mancini, magistrato scafatese, è l’unica persona che al momento ha rigettato la richiesta di carcere per Aliberti. In questo modo, pertanto, l’ex sindaco di Scafati, nonostante il ricorso in Cassazione, si gioca l’ennesima carta per affrontare il processo da uomo libero e scacciare così lo spettro della custodia cautelare in carcere. Tutto arriva dopo l’imponente attività avvenuta nelle scorse settimane, quando Aliberti, sempre tramite i propri legali, ha presentato ricorso in Cassazione avverso alla decisione-bis del Riesame di Salerno.
Un memoriale di circa quindici pagine, dove si è provato a smontare la tesi accusatoria costruita dall’Antimafia sul presunto “sistema Scafati” che avrebbe portato a concretizzare il reato del voto di scambio politico-mafioso nella città dell’Agro nocerino sarnese. In questo contesto, secondo Montemurro, Aliberti avrebbe agito da leader per ottenere anche l’elezione a consigliere regionale della moglie Monica Paolino. Il tutto, attraverso patti con i clan del territorio, in particolare quello dei Loreto-Ridosso. Un’influenza che sarebbe continuata anche dopo le dimissioni da primo cittadino, attraverso Facebook e il ruolo politico della moglie. Su quest’ultimo passaggio ora deciderà il gip.
Domenico Gramazio
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