Angri, Palo resta in cella Rega meditava la vendetta

Agguato in strada: il ferito, intercettato in ospedale, ha rivelato chi ha sparato Intanto i carabinieri cercano il padre del 24enne: è irreperibile da domenica

ANGRI. «Quando scendono in piazza con il Q7 lo piglio a schiaffi. Ora deve morire. Lui e il figlio … come ti permetti di spararmi»: Rosario Rega, intercettato nella stanza del reparto di ortopedia dell'Umberto I, nelle ore successive al ricovero, parla con l’amico ferito Luigi “Omar” Coppola dei loro assalitori e medita vendetta. È uno degli elementi che ha messo i carabinieri del reparto territoriale e della stazione di Angri, guidati dal capitano Michele Avagnale e dal maresciallo Alessandro Buscema, sulle tracce di Giuseppe Palo, alias Peppe ’o zingariello e del figlio Antonio Roberto.

Quest’ultimo fermato, domenica pomeriggio per il duplice tentato omicidio, è stato interrogato, ieri mattina, dal gip Luigi Levita. Ha voluto rendere dichiarazioni spontanee, dichiarandosi estraneo all’episodio. Alla presenza dei suoi avvocati, Michele Avino e Luigi Calabrese, ha continuato a sostenere di non essere lui quel giovane che accompagnava il killer, ripreso dalle telecamere di “Tutto dolce”, alla guida di uno scooter nero di grossa cilindrata. Il giudice ha invece avvalorato la tesi del sostituto Matalda Daria Cioncada e ha convalidato il fermo, applicando al 24enne un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Quel riferimento, dei due feriti all’Audi Q7 e un foglietto sul quale lo stesso Rosario Rega ha appuntato il nome di Peppe ’o zingariello e del figlio più grande, ha spinto i carabinieri, fin dalle prime ore a cercare Giuseppe Palo – ancora irreperibile – ritenuto l’autore dell’agguato consumatosi sabato pomeriggio alle 15,30.

A supportare l’individuazione dei due anche una telefonata anonima arrivata ai carabinieri nelle ore successive l’agguato. Anche in quel caso si faceva il nome di Palo. Ma più di tutto Giuseppe Palo è stato individuato personalmente dal filmato delle telecamere. Due gli elementi che portano al carrozziere: ha un’andatura leggermente claudicante e impugna la pistola con la mano sinistra. Il killer è mancino, così come Giuseppe Palo, riconosciuto dai militari della stazione di Angri. Il movente, secondo quanto dichiarato successivamente dallo stesso Rega, è l’incendio di un camion nel parcheggio di un amico di Palo, tale “Gennaro”. Una contestazione che Giuseppe Palo, sostiene Rega, gli aveva fatto qualche giorno prima dell’agguato. Peppe ’o zingariello lo aveva affrontato e gli aveva chiesto conto e ragione di quell’incendio.

Secondo il gip non vi sono dubbi sul riconoscimento di Antonio Roberto Palo anche per le dichiarazioni di Luigi Coppola, l’uomo rimasto ferito in strada che ha avuto modo di guardare per molti secondi il conducente della moto. Tra l’altro, dal filmato, si vede come il guidatore dello scooter si avvicina a Coppola e gesticola verso di lui. Quindi Coppola può averlo visto negli occhi, dato che il casco indossato dal ragazzo aveva la visiera trasparente.

Nel corso dell’interrogatorio gli avvocati Avino e Calabrese hanno contestato la qualificazione del reato di tentato omicidio, una contestazione che non è stata accolta dal Gip il quale ritiene che per una “casualità” Rega non è stato ucciso. Il killer aveva finito i proiettili.

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