LA VIOLENZA

Angri, il molestatore inchiodato in aula da un’altra vittima 

La testimonianza di una donna che aveva già denunciato un episodio accaduto alla figlia e simile a quello della 16enne

ANGRI . È capace di intendere e di volere il 47enne imputato di violenza sessuale arrestato a luglio scorso, subito dopo aver approcciato la minorenne nel centro storico.
La perizia, disposta dai giudici della seconda sezione penale, conferma anche la capacità di sostenere il giudizio, come riferito in aula ieri mattina dal consulente incaricato d’ufficio. L’udienza ha raccolto la ulteriore testimonianza di una donna, che in precedenza aveva denunciato lo stesso uomo per fatti analoghi nei riguardi della figlia minore: la vittima ha raccontato la sua storia in una ulteriore vicenda penale, tuttora pendente nei riguardi dell’attuale imputato, corroborando l’impianto accusatorio. Ancora, al banco dei testimoni è comparsa una persona presente nell’immediatezza dell’episodio, con la ressa scatenata dopo le resistenze della ragazza. L’accusa contesta l’aggressione sessuale al 47enne di Angri, con modalità violente: il 5 luglio scorso secondo le ricostruzioni l’uomo tentò violenza contro la ragazzina di 16 anni, verso le 11,30, dopo aver atteso la ragazzina nei pressi del cortile di casa, aggredendola alle spalle e strappandole i vestiti. Il reo risponde di lesioni e violenza sessuale, con le medicazioni e la prognosi per la vittima, refertata al pronto soccorso dell’ospedale di Nocera Inferiore, col successivo decreto di giudizio immediato accordato dal Gip su richiesta del pm Roberto Lenza. L’uomo, difeso dall’avvocato Fabio Carusone, è tuttora recluso in carcere, dopo un ricovero nel reparto detenuti dell’ospedale San Leonardo per i postumi di una frattura alla testa e ad un braccio, con la colluttazione scatenata dopo l’episodio.
Quella mattina, nei pressi di via Amendola, il 47enne fu bloccato da alcuni conoscenti della ragazza e dal padre della vittima, attirati dalle urla della 16enne, con lei aggredita alle spalle dall’uomo che l’aveva palpeggiata, tentando di spogliarla, mentre lui si era abbassato i pantaloni. Successivamente il reo aveva rischiato il linciaggio, si era rifugiato in una lavanderia, situata nello stesso cortile, prima di essere ritrovato e fermato in una situazione di flagranza differita dai carabinieri della stazione di Angri.
La teste ascoltata ieri in aula aveva sporto denuncia appena alcuni mesi prima dei fatti del processo, denunciando i suoi atteggiamenti esibizionistici e il tentativo di avvicinare la sua bimba.

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