l’indagine 

Angrese truffato su internet 

Due persone rischiano il processo per la vendita di un cellulare

La truffa corre via web per un imprenditore angrese finito nel mirino di una coppia di noti specialisti del settore, con un filo immaginario teso tra la cittadina dell’Agro nocerino, paese d’origine di una delle numerose vittime del raggiro, e il Piemonte, precisamente Montalto Dora. I due imputati, Otis Carlo Maneglia e Raffaella Incoronata Metta, entrambi di Ivrea, sono chiamati a rispondere davanti al gup per tre diversi episodi di truffa a mezzo web e per tentata estorsione, con l’udienza preliminare fissata il prossimo 5 aprile al Tribunale di Aosta.
In particolare i due avrebbero messo in vendita attraverso l’iscrizione a un gruppo facebook chiamato navigando/regalando, un cellulare iphone 7 in realtà inesistente al prezzo di 550 euro, prendendo contatto con le vittime. Nel primo caso, il reato fu commesso inviando al compratore ignaro la foto di una tessera sanitaria con riferimenti telefonici per costruire un’apparenza di serietà. Per confermare ulteriormente la bontà dell’offerta, i due si presentarono come carabinieri e chiesero una ricarica da 350 euro mediante carta poste pay: l’acquirente, in buona fede, versò cinque ricariche complessive da 300 euro e 280 euro, mettendo insieme 1430 euro totali, ma i venditori sostennero a più riprese di non aver ricevuto alcuna somma di denaro. La vittima, a questo punto, chiese spiegazioni, ma prima venne minacciato dall’uomo, «domani procedo nei tuoi confronti», e successivamente dalla donna, «sei andato a denunciare mio marito che è nell’Arma, sei ridicolo, ti aggiusta lui per le feste, poppante, ti saluto».
Nel secondo caso, l’accusa riguarda “solo” la contestazione di truffa, per un raggiro consumato a danno di un ulteriore, ignaro acquirente, stavolta per un telefonino cellulare, sempre inesistente, e cento euro di danni quantificati, sempre con la stessa modalità.
Infine, nel terzo caso, toccò alla vittima angrese che versò trecento euro per un telefono, sempre con contrattazione via facebook: una volta subodorato l’arcano, lo stesso acquirente venne pesantemente minacciato, con riferimenti al (falso) mestiere di carabiniere del venditore e una serie di pesanti intimidazioni ai figli del malcapitato. Le successive denunce sono confluite in un solo procedimento, divenuto ora un procedimento penale con l’udienza preliminare.
Alfonso T. Guerritore
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