Angellara Home, condannato Pierro

Accuse ridimensionate: dieci mesi all’arcivescovo e un anno all’ex cerimoniere don Comincio e a Giovanni Sullutrone

E’ un’accusa di molto ridimensionata rispetto alle iniziali contestazioni, quella che ha portato ieri alla condanna a dieci mesi per l’arcivescovo emerito Gerardo Pierro che, probabilmente, diventa però il primo vescovo in Italia ad essere condannato per truffa: quella ai danni della Regione Campania per i lavori di ristrutturazione dell’ex Colonia San Giuseppe, oggi Angellara Home. Con lui, ieri sera, sono stati condannati il suo ex cerimoniere don Comincio Lanzara (un anno rispetto ai cinque chiesti dal pm) e il direttore dei lavori e presidente della onlus “Villaggio San Giuseppe” Giovanni Sullutrone (un anno). Dovranno ora risarcire la Regione per una parte dei finanziamenti ricevuti (per altri è già scatta la prescrizione). Soprattutto, però, i giudici restituiscono il complesso di via Allende, dopo quattro anni, alla Diocesi di Salerno, dispondendo il dissequestro dell’ex Colonia «previa regolarizzazione amministrativa» nei termini che saranno chiariti nella motivazione disponibile fra due mesi. Tutti gli altri, tecnici e funzionari del Comune sono stati invece assolti.

Sono da poco passate le 19.30 quando i giudici della prima sezione penale del tribunale di Salerno (presidente Maria Teresa Belmonte, a latere Fabio Zunica e Marilena Albarano) escono da una lunga camera di consiglio per emettere la sentenza di un processo durato decine di udienze e che ha visto sfilare sul banco degli imputati moltissimi testimoni. Il pm Roberto Penna aveva chiesto la condanna degli undici imputati finiti alla sbarra per reati che vanno dalla truffa aggravata alla tentata truffa, dal falso in atto privato all’abuso d’ufficio, fino all’abuso edilizio. Per i giudici, invece, vanno condannati soltanto Pierro, don Comincio e Giovanni Sullutrone, ma solo per il reato di truffa e per una contestazione del testo unico in materia edilizia più lieve rispetto a quella contestata dall’accusa. Cadono, invece, gli altri reati. Don Comincio è stato assolto anche dal reato di peculato e appropriazione indebita: per l’accusa si era impossessato di 310mila euro, per i giudici l’accusa non sussiste. Assolti con formula piena da tutte le accuse: l’economo della Curia, Vincenzo Rizzo; il progettista dei lavori di ristrutturazione Nicola Sullutrone, i funzionari comunali Matteo Basile e Nicola Gentile, rispettivamente responsabile e dirigente dell’Ufficio permessi a costruire; Giuliana e Roberto Rago, progettisti e addetti a seguire l’iter di finanziamento regionale; l’architetto Pompeo Paolo Mazzucca che nel 2006, in qualità di progettista, si occupò del secondo intervento sottoposto a finanziamento e Charles Richard Capraro, funzionari dello sportello unico di Palazzo di Città.

Il pm Roberto Penna attende ora le motivazioni per valutare l’ipotesi di proporre appello contro le ipotesi di reato per le quali i giudici hanno deciso di assolvere i principali imputati. Per i legali del collegio difensivo (tra questi gli avvocati Paolo Carbone, Felice e Lorenzo Lentini, Giuseppe Saccone, Lucio Basco, Francesco Saverio Dambrosio e Arturo Della Monica) si tratta indubbiamente di un succusso. «Abbondamente soddisfatti – dice Paolo Carbone, legale di Pierro e don Comincio – La cosa più importante è la che l’intera città di Salerno potrà finalmente riavere un patrimonio importante». Era il 15 luglio 2008 quando i finanzieri apposero i sigilli a quella struttura dopo oltre un anno di indagini. L’accusa della procura – ora solo in parte confermata – era di aver messo in piedi un raggiro ai danni dello Stato che avrebbe fatto introitare alla Curia salernitana finanziamenti pubblici per due milioni di euro, trasformando l’ex Colonia da struttura sociale in un albergo di lusso. Tesi che era stata sostenuta anche dai periti nominati dai giudici, che evidentemente non ha convinto del tutto il collegio giudicante.

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