Andrea Sabatini e l’influenza “raffaellesca”

Nell’olio su tavola della Madonna di Costantinopoli conservata nel Museo Diocesano è evidente lo stile del maestro

SALERNO. Il patrimonio d’arte sacra conservato nei musei diocesani è di straordinaria importanza per chiunque voglia studiare opere prodotte o presenti in una determinata diocesi. Il Museo Diocesano di Salerno è sicuramente uno dei più importanti presenti nell’Italia meridionale. Conserva opere di eccezionale valore, tra le quali il famoso Rotolo dell’Exultet e i celeberrimi e straordinari Avori medioevali, con storie bibliche.

Tra le opere conservate e magistralmente esposte nelle sale del Museo Diocesano vi sono alcuni dipinti di colui che, a ragione, per il primo trentennio del sec. XVI è ritenuto il maggior rappresentante della “maniera moderna” di diretta derivazione raffaellesca nell’Italia meridionale, poi portatore di modi pittorici raffaelleschi di impronta spagnola, sulla scia della pittura di Pedro Machuca e Alonso Berruguete. Si tratta del pittore Andrea Sabatini da Salerno (Salerno, circa 1480 – Gaeta,1530). In particolare voglio parlare del dipinto raffigurante la “Madonna di Costantinopoli”, proveniente da Eboli.

Si tratta di un olio su tavola di cm. 214 x 140. L’opera proviene dalla sagrestia della chiesa di S. Francesco a Eboli, dove la vide lo storico dell’arte Frizzoni nel lontano 1891 e la descrisse: «come che abbandonata e ridipinta grossolanamente vi si nota tuttavia un bell’andamento di linee e un concetto largo e grandioso». (G. Frizzoni, Arte italiana del Rinascimento, Milano 1891).

L’opera non è datata, ma verosimilmente, per accostamenti stilistici affini ad altre opere sabatiniane, la si può datare all’incirca intorno al 1519. In questo caso la si può accostare, per le evidenti analogie, a un’altra opera del medesimo artista, firmata e datata 1519: le “Nozze mistiche di Santa Caterina” nella chiesa di San Francesco a Nocera Inferiore. L’impianto stilistico della “Madonna di Costantinopoli” è di chiara derivazione raffaellesca. La Madonna è seduta su una nuvola sorretta da Angeli. Ha in braccio il Bambino e lo sorregge con la mano destra, la sinistra accarezza la gamba destra del Figlio.

Sul lato sinistro del dipinto vi è la figura inginocchiata, in adorazione, di S. Francesco d’Assisi che alza lo sguardo verso la Madonna. Sulla destra seduto, intento nell’atto della scrittura, è raffigurato il giovane S. Giovanni Evangelista che nella posa solenne, e alquanto accigliata, ricorda fortemente uno degli assistenti del papa, quello con la barba in basso a destra, nella lunetta di Raffaello con la “Messa di Bolsena” nella Stanza di Eliodoro nei Palazzi Vaticani. Una chiara dimostrazione della conoscenza diretta della cultura raffaellesca, presente in Andrea. Al centro in basso, tra i due Santi, vi è un angelo che regge al di sopra della propria testa un cartiglio con la scritta a caratteri maiuscoli : Santa Maria / De Costantinopoli che identifica iconograficamente il soggetto mariano. In alto, tra le nubi e ai due lati del dipinto, vi sono due angeli in volo che sorreggono una corona al di sopra della testa della Madonna.

Ricordano prototipi raffaelleschi desunti da quelli raffigurati nella Cappella Chigi in Santa Maria della Pace a Roma. All’interno dell’opera si possono rilevare ulteriori elementi stilistici che Andrea Sabatini riprende da Raffaello, ma anche dal Berruguete e dal Machuca e che testimoniano un successivo passo stilistico dell’artista da modi propriamente raffaelleschi ad altri che s’accostano a un manierismo raffaellesco mediato dall’influenza dei due pittori spagnoli.

Gerardo Pecci

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