Anche i libri “in guerra” nel 1943

I volumi e i giornali che leggevano i soldati in esposizione al Museo archeologico

Leggere romanzi d’amore a Salerno al tempo dello Sbarco. Di ore libere, tra una difesa e un attacco, ce n’erano davvero poche, ma la somministrazione di libri ai soldati da parte del comando alleato era una cosa seria. Tanto da dare vita ad un apposito “Council on books in wartime”.

“Salerno 1943. Libri in guerra” è la mostra bibliografica per il 70esimo anniversario dello Sbarco inaugurata ieri mattina presso il Museo Archeologico provinciale. Romanzi d’avventura, biografie, libri storici, d'amore, di fantascienza, gialli, di divulgazione e tanti fumetti di eroi e supereroi. In tutto 139 volumi presi dal fondo librario in lingua inglese della Biblioteca Provinciale.

Un’apposita sezione punta i riflettori sui documenti relativi ai piani di tutela del patrimonio librario e museale, rinvenuti negli archivi. Si temeva che i volumi antichi della Biblioteca Provinciale - dai manoscritti agli incunaboli, dalle Cinquecentine alle Settecentine - potessero essere danneggiati dai bombardamenti ma anche oggetto di furti operati dalle parti in guerra. È noto, infatti, che Hitler aveva apposite squadre di nazisti incaricate di depredare opere d’antiquariato e libri rari. Non furono da meno gli Alleati che, più raramente, non disdegnarono di portare a casa materiali antichi.

Andrea Sinno, all’epoca direttore della Biblioteca della Provincia, dopo varie lettere in cui chiedeva al Ministero di mettere al sicuro i tesori librari, per superare la burocrazia decise di andare a nasconderli ad Ogliara, negli scantinati della casa di famiglia: 15 casse con i pezzi più preziosi. Quando si rese conto che avrebbero preso di mira anche le colline di Salerno, li trasferì in altro luogo segreto, poco distante, per poi riportare tutto al suo posto nel 1944. Le stesse premure le ebbe Antonio Marzullo, direttore del Museo Archeologico che trasferì i reperti presso la casina dell’Orto Botanico di via Vernieri. Il suo successore Venturino Panebianco temeva che l’urto delle bombe potesse danneggiare vasi e oggetti fragili e si attivò per far giungere i reperti presso la scuola Marconi di Roccadaspide. Si legge del trasferimento di materiali rinvenuti nella necropoli di Fratte, 350 monete greco-romane e della testa di Apollo.

A settant'anni di distanza è emersa la testimonianza del figlio del direttore della scuola-rifugio che racconta dell’emozione di quando da una cassa fu estratto “il grande capo di bronzo”. L’esposizione contempla anche i giornali dell’epoca forniti dalla Biblioteca dell’Università di Salerno, dal Goethe-Institut, dall’Istituto Campano per la Storia della Resistenza “Lombardi” e dal Museo dello Sbarco di Salerno. L’inaugurazione della mostra, visitabile fino al 15 dicembre, è stata preceduta ieri da un convengo che ha visto gli interventi, tra gli altri, di Matteo Bottone, Barbara Cussino, Nicola Oddati, Alfonso Conte, Wilma Leone, Anna Maria Vitale e Girolamo Auricchio.

Paolo Romano

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