LA STORIA

Amianto sul lavoro: ferroviere risarcito dopo un ventennio

L’ex macchinista dal 1982 al 2003 “a contatto” con le fibre. La Corte dei Conti concede i benefici dopo i no di Inail e Inps

SALERNO - Per anni ha segnalato all’Inail i rischi corsi durante l’attività lavorativa per l’esposizione all’amianto. Per lungo tempo non ha avuto risposta ma, adesso, un ex ferroviere salernitano dovrà essere risarcito”: è quanto deciso lo scorso 3  novembre dalla sezione giurisdizionale per la Regione Campania della Corte dei Conti (giudice unico Marzia de Falco ) che ha accolto il ricorso presentato dall’ex dipendente delle Ferrovie dello Stato, dichiarando il diritto al beneficio della rivalutazione ai fini pensionistici al ferroviere per il periodo che va dall’11 ottobre del 1982 al 2 ottobre del 2003. In pratica l’uomo potrà accedere al beneficio del “moltiplicatore” che consente di maggiorare il periodo contributivo dell'esposizione del 50%. In altri termini, ogni anno di esposizione vale 18 mesi ai fini pensionistici.

Il ricorso era stato presentato dall’ex dipendente delle Ferrovie dello Stato con mansioni di macchinista presso il deposito di Salerno, funzione che ha svolto dal 27 aprile del 193 al 2 ottobre del 2003. L’uomo ha evidenziato di essere stato esposto ad esalazioni di amianto per oltre dieci anni e di aver presentato per due volte all’Inail (il 20 maggio del 1999 e il 19 maggio del 2005) la richiesta per conseguire i benefici previdenziali previsti dalla legge che definisce gli ulteriori sussidi per i lavoratori esposti ai rischi dell’amianto. Il ferroviere salernitano, però, alle sue istanze non ha mai avuto risposta da parte dell’Inail, proponendo un’ulteriore richiesta, questa volta all’Inps, il 17 novembre del 2015. Successivamente, l’uomo ha chiesto alla Corte dei Conti - competente sulla questione - il riconoscimento dei benefici. L’Inps si è costituita nel giudizio, evidenziato l’improcedibilità della richiesta del ferroviere per la mancata presentazione della documentazione e la prescrizione decennale a queste richieste e, nel frattempo, è stato acquisito un parere da parte di un medico legale sulle condizioni dell’uomo.

Ma le rimostranze dell’Inps sono state rispedite al mittente: già nel 2018, con un’altra sentenza, la Corte dei Conti aveva escluso l’improcedibilità su queste richieste e, inoltre, è stata scacciata anche la tesi della prescrizione in quanto la prima richiesta all’Inail fu presentata nei tempi previsti.

Il giudice della Corte dei Conti regionale, inoltre, citando le varie normative sulla questione che si sono susseguite negli anni, ha indicato che il caso del ferroviere è assimilabile a quelli regolati da una legge del 2003 che prevede il beneficio per i lavoratori che hanno avuto un’esposizione all’amianto in concentrazione media annua non inferiore a 100 fibre/litro per almeno otto ore al giorno. E nella relazione del consulente tecnico viene confermato che il ferroviere salernitano «è stato esposto al rischio dell’amianto per oltre dieci anni nell’esercizio delle mansioni di macchinista». L’esposizione è stata valutata e classificata secondo criteri di elevata probabilità, considerato che «l’attività concretamente svolta configura anche ispezioni e manutenzioni spesso effettuate a brevissima distanza dal materiale da ispezionare». Evidenze che, però, non hanno definito l’esposizione temporale all’amianto: la Corte dei Conti, in ogni caso, ha considerato l’elevata probabilità di esposizione a richi per l’attività lavorativa effettuata in ambienti dove era presente l’amianto e, per questo, va riconosciuto il diritto al beneficio della rivalutazione ai fini pensionistici.

(al.mo.)