Amianto, esposto all’Asl sul caso Ideal Standard

I lavoratori chiedono assistenza e una verifica sulle loro condizioni di salute La denuncia: «Tra noi già sessanta morti, ma il peggio deve ancora venire»

SALERNO. Con un esposto accompagnato da oltre trenta firme il caso Ideal Standard è arrivato ieri mattina sul tavolo dell’Asl. Dopo l’interessamento della Procura, che lunedì ha avviato le indagini incaricando i carabinieri del Noe di una prima verifica sulle denunce di impiego e interramento di amianto, ora è il dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria ad essere chiamato in causa dagli operai, che ai vertici di via Nizza ricordano come la Regione Lazio abbia già demandato alle Asl (nello specifico ai Servizi di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro) l’assistenza delle persone che siano o siano state esposte alla sostanza cancerogena. Gli Spresal sono stati inoltre incaricati – in virtù del loro specifico compito di tutela della salute dei lavoratori – di una programmazione della sorveglianza sanitaria, mediante l’istituzione di appositi “Sportelli amianto” che nel Salernitano invece latitano. Eppure i numeri per far scattare il segnale di allarme ci sono tutti: nero su bianco gli ex dipendenti dell’industria ceramica evidenziano che tra loro sono in molti a soffrire di patologie respiratorie, che si sono registrati già sessanta decessi (gli ultimi due nell’arco di quaranta giorni) e che probabilmente il peggio deve ancora venire. «La ormai notoria latenza degli effetti dell’esposizione a polveri di amianto ha durata più che trentennale. Il picco di maggiore incidenza (ossia il numero di nuovi casi di malattia in un anno) per il mesotelioma pleurico è atteso tra il 2020 e il 2025» scrivono, citando il Piano nazionale amianto datato marzo 2013 e ripercorrendo le conclusioni che il consulente chimico Giovanni Barone ha già sottoposto al giudice del lavoro.

L’Ideal Standard ha chiuso i battenti nel 1999, ma per una parte del personale le attività sono continuate fino al 2004, per smantellare la fabbrica e consegnare edifici e suoli alla nuova proprietà, nell’ambito del fallito progetto Sea Park. È in quella fase che pannelli e altri materiali contenenti amianto sarebbero stati smaltiti in modo illecito: diversi operai, si legge nell’esposto, hanno denunciato «l’avvenuto interramento del materiale di risulta (forni, caldaie, impianti etc) in apposite buche scavate nel piazzale antistante l’edificio, tuttora esistente, con conseguente contaminazione del sito». In quell’area gli avvocati Anna Amantea e Dante Stabile chiedono che il Tribunale del lavoro disponga ora una perizia, non solo per esaminare lo stato dei luoghi ma anche per procedere a una verifica “dinamica” di quanto accadeva nelle fasi di lavorazione. La fuoriuscita di amianto nel corso delle demolizioni sarebbe infatti solo l’ultimo atto: «Le materie prime utilizzate per gli impasti che venivano colati nelle forme di gesso contenevano fibre di amianto – si segnala nell’esposto all’Asl – I manufatti realizzati venivano caricati su carrelli dotati, nella parte di contatto, di un cordone di fibra di amianto che svolgeva anche la funzione di isolante termico nei forni di cottura. Peraltro, l’attrito tra i carrelli provocava lo sfaldamento dei cordoni con ulteriore dispersione di fibre». Secondo i lavoratori «tutti i cicli produttivi erano caratterizzati da un massiccio impiego di materiali contenenti amianto». Inoltre in vari ambienti di lavoro dotati di ventilatori «venivano utilizzate fibre di asbesto quali isolanti» e gli stessi ventilatori erano «posizionati a immediato contatto delle lastre di eternit che ricoprivano l’intero tetto di copertura dello stabilimento». Una serie di fattori che per gli operai confluiscono in un’unica conclusione possibile: «Per tutto il periodo di lavoro vi è stata esposizione dei lavoratori al rischio di polveri e fibre di amianto con valori superiori a quelli consentiti dalla legge».

Il 12 gennaio il Tribunale del lavoro si esprimerà sulla richiesta di perizia. La magistratura penale, intanto, ha acceso i suoi riflettori.

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