Alvi, arrestato Della Monica

Anche Antonio Della Monica, ex patron di Cavamarket, finisce agli arresti domiciliari nell’ambito del crac del gruppo Alvi. L’imprenditore cavese è ritenuto il «terzo vertice del triangolo delinquenziale», quello ciò che ha garantito «la possibilitá del piano criminoso» che si nasconde dietro il fallimento del gruppo della famiglia Villani

• Salerno. Antonio Della Monica, il patron della fallita "Cavamarket", è il «terzo vertice del triangolo delinquenziale», quello ciò che ha garantito «la possibilitá del piano criminoso» che si nasconde il crac del gruppo Alvi della famiglia Villani.

• Sono in estrema sintesi i motivi che hanno spinto il gip del tribunale di Salerno Vincenzo Pellegrino a firmare un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari al 50enne imprenditore cavese, così come richiesto della Procura di Salerno, coordinata da Franco Roberti. Nelle 47 pagine notificate a Della Monica, emerge con sempre maggiore chiarezza quello che viene definito un vero e proprio «piano criminoso» messo in atto per svuotare il patrimonio sociale delle societá legate all’Alvi, che i finanzieri del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Salerno del tenente colonnello Antonio Mancazzo, stanno ricostruendo con un meticoloso lavoro d’indagine.

• Si apprende, leggendo le carte dell’inchiesta, che il patron di "Despar" ha svolto in questo disegno criminoso un ruolo di piano piano fin dalla sua ideazione. Perché accanto agli esponenti del gruppo Villani, cioè Angelo e Antonia Villani nella parte degli «apparenti cedenti», e Bartolomeo Pagano in quella del «fittizio acquirente» con l’Alpa, era necessario il coinvolgimento di un terzo attore che garantisse la "sostanza". La sostanza, in questo caso, è era quella di «mantenere aperta la serranda», perché - come ha dichiarato la sorella dell’ex presidente della Provincia, Antonia Villani, «un punto vendita nel momento in cui si chiude la serranda vale zero, se si mantiene aperta c’è la prospettiva di un valore».
v • Ma per mantenere aperta la serranda dei supermercati che si stava tentando di sottrarre al fallimento era necessario mantenere l’approvvigionamento dei punti vendita Alvi che giá versavano in pessime condizioni, non proprio vuoti, ma «non c’era merce di prima fascia, ma merce di terza, quarta fascia sugli scaffali», riferì Pagano al giudice. L’Alvi - siamo nel 2009 prima della dichiarazione del fallimento - ormai non era più in grado di assicurare questo approvvigionamento. Tantomeno l’Alpa, con i suoi 10mila euro di capitale sociale. Pagano, poi, per sua stessa ammissione, non aveva alcuna esperienza nella grande distribuzione e la societá che amministrava era assolutamente priva di risorse e strutture per gestire i punti vendita dell’Alvi.

• E’ in questo quadro che entra in gioco Antonio Della Monica. E’ lui, per i giudici, il soggetto che tramite Cavamarket ha fornito ai 63 supermercati Alpa non solo i servizi di marketing, quelli organizzativi, la logistica, la consulenza gestionale e il software di contabilitá, ma soprattutto - tra ottobre 2009 e marzo 2010 - merce per un valore di oltre 19 milioni di euro, garantendo pure condizioni di favore nei pagamenti. Alla fine Cavamarket è risultata creditrice di Alpa per oltre sei milioni e mezzo di euro. E tutto questo, tra l’altro, in un periodo di forte crisi per l’azienda di Della Monica, anch’essa poi fallita. • Realisticamente, osserva il giudice, il cavese si è assunto un tale rischio imprenditoriale, perché era parte di un progetto di cui aveva condiviso fin dall’inizio «le fasi e il fine distrattivo, anche se perseguiva, come tutti del resto, un proprio scopo egoistico - si legge nell’ordinanza - e precisamente quello di approfittare della situazione di grave difficoltá economica del gruppo Alvi» e assicurarsi, dopo una gestione comune, i punti vendita sottratti dai Villani al fallimento e fatti sopravvivere.
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