Alunni e prof sotto choc «Servono i metal detector»

La lite nel plesso di via Principessa Sichelgaita dove era in atto l’autogestione Masturzo: «Stiamo studiando il regolamento per capire cosa prevede in questi casi»

SALERNO. Quello che doveva essere un normale lunedì mattina fatto di incontri e dibattiti, si è trasformato, per i circa quattrocento alunni dell’istituto tecnico “Genovesi” di Salerno, in una vera e propria faida che ha visto coinvolti due loro compagni di corso. Doveva essere la “settimana dello studente”, ossia quella in cui gli alunni si sarebbero dovuti autogestire. Infatti, le aule che di solito vengono adoperate per svolgere le canoniche lezioni dovevano servire per ospitare momenti comunitari volti al confronto e alla crescita dell’intera comunità scolastica. Doveva essere, appunto. Ma così non è stato. A rompere il silenzio, intorno alle 10 di mattina – raccontano alcuni studenti ancora scossi da quanto avvenuto – sono state le urla di un loro compagno aggredito da un suo coetaneo. Dissapori irrisolti tra i due o semplici battibecchi tra quindicenni? A stabilirlo saranno gli inquirenti che indagano su quanto accaduto in quel corridoio.

«Siam ben oltre un semplice caso di bullismo», commenta così il dirigente scolastico Nicola Annunziata, ancora turbato poche ore dopo l’episodio di violenza registrato all’interno dell’istituto che guida. «Il problema di un singolo – puntualizza, però, il preside – non può e non deve macchiare un’intera scuola».

Tra i corridoi qualcuno ha invocato l’installazione dei metal detector all’ingresso dell’istituto tecnico affinché episodi del genere possano non ripetersi mai più. «Fino ad ora – continua Annunziata – non abbiamo mai dovuto affrontare problemi di questo tipo come, invece, potrebbe avvenire in America dove esistono scuole attrezzate. Sicuramente continueremo a fare una campagna di sensibilizzazione alla prevenzione e contro qualsiasi forma di violenza». La scuola, da sempre torre d’avorio dei saperi e della conoscenza, vista nell’immaginario dei genitori come il luogo più sicuro dove far stare i propri figli, negli ultimi anni è diventata, con una frequenza sempre maggiore, luogo in cui si concretizzano episodi di violenza molto spesso innescati anche da dibattiti avvenuti in altri luoghi e contesti, come possono essere i social network: «Questo istituto è totalmente cambiato», spiega Jessica Solimene che fino all’anno scorso frequentava il “Genovesi” e che ieri si trovava all’interno dell’edificio per effettuare nuovamente l’iscrizione. «Prima – racconta – tra noi studenti c’era rispetto, anche se accadeva un battibecco, veniva subito sedato e messo a tacere senza mai arrivare ad episodi di tale brutalità. Quello che mi fa rabbia è che per colpa di una persona ci rimetta un intero istituto». Ma siamo davvero arrivati ad un punto in cui la prepotenza tra adolescenti non sconvolge più nessuno? Forse sì. Anche se la maggior parte degli studenti del “Genovesi”, che in prima battuta non si era resa conto della gravità della situazione, è rimasta profondamente colpita. Nessuno aveva più voglia di commentare quelle immagini che forse avevano solo visto in tv e che si sono presentate nude e crude davanti ai loro occhi. Alcuni studenti delle ultime classi, nelle ore immediatamente successive all’aggressione, si sono radunati nella palestra dell’istituto per confrontarsi con i professori, altri invece hanno ripreso regolarmente a fare lezione sospendendo tutte le attività extracurriculari previste. Sospesa, ovviamente, anche l’autogestione che doveva durare per tutta la settimana.

«Sicuramente nei prossimi giorni i docenti parleranno con le singole classi per sensibilizzare gli allievi e capire un po’ i loro animi», racconta Pina Masturzo, docente di Lettere presso l’associato liceo “Da Vinci”, totalmente estraneo ai fatti, e responsabile del regolamento d’istituto. «Siamo di fronte ad un caso estremo di violenza e in queste ore – ha affermato la professoressa – stiamo studiando il regolamento per capire cosa prevede in questi casi. Sicuramente verrà indetto un consiglio di classe il prima possibile». Perché un docente non può rimanere indifferente dinanzi a dinamiche che si instaurano tra i ragazzi al di fuori della scuola e che poi vedono il loro espletamento proprio tra quei banchi.

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